Un episodio che rischia di portare le già difficili relazioni tra Algeri e Rabat a un punto di non ritorno, sullo sfondo del conflitto tra Marocco e Fronte Polisario nel Sahara occidentale che – nonostante il blackout informativo dei media – continua a mietere vittime.
In un comunicato diffuso ieri dall’agenzia di stampa Aps, la presidenza algerina ha affermato che «tre cittadini algerini sono stati assassinati da un bombardamento, mentre si trovavano sulla strada che collega Nouakchott a Ouargla». Secondo la stessa fonte «diversi fattori indicano che le forze di occupazione marocchine nel Sahara occidentale hanno commesso questo vile assassinio con armi sofisticate (droni, ndr) e che il loro omicidio non resterà impunito».

DA PARTE SUA RABAT non conferma l’accaduto e attraverso le sue agenzie stampa fa sapere che la Mauritania «smentisce qualsiasi informazione relativa a un attacco avvenuto sul suo suolo», invitando tutti i media «a garantire la veridicità delle informazioni».
L’uccisione dei tre camionisti algerini arriva in un momento in cui i rapporti tra i due paesi sono particolarmente tesi. Questa domenica il presidente algerino, Abdelmajid Tebboune, ha di fatto posto fine al contratto tra Algeri e Rabat sul gasdotto Meg, che fornisce gas all’Europa passando per il territorio marocchino. Tebboune ha ordinato «la cessazione definitiva» dei rapporti commerciali tra la compagnia petrolifera statale algerina Sonatrach e l’Ufficio marocchino per l’elettricità e l’acqua potabile (Onee), indicando che «la fornitura di gas alla Spagna avverrà esclusivamente attraverso il gasdotto Medgaz», che collega via mare l’Algeria alla città spagnola di Almeria.

Il provvedimento aggrava la crisi diplomatica che si era aperta lo scorso agosto con la decisione unilaterale algerina di «interrompere le relazioni diplomatiche con il Marocco e aumentare i controlli ai confini (chiusi dal 1994, ndr)», a causa «delle continue azioni ostili di Rabat».

LA TENSIONE TRA I DUE PAESI è legata principalmente al conflitto nel Sahara occidentale, territorio occupato illegalmente dal Marocco, con Algeri che sostiene il Fronte Polisario, riconosciuto dall’Onu come legittimo rappresentante dei Saharawi.

La scorsa settimana il Consiglio di sicurezza ha rinnovato per un altro anno il mandato della missione di pace Minurso invitando le parti a «riprendere i negoziati senza precondizioni». Il testo, redatto dagli Usa, è passato con l’astensione di Russia e Tunisia, anche se l’Algeria ha espresso il suo «rifiuto formale e irreversibile» dei colloqui, sotto forma di tavole rotonde, che la vedrebbero coinvolta nel processo di pace tra Marocco e Polisario, insieme alla Mauritania.

Il rappresentante del Fronte Polisario in Europa, Abi Bouchraya Bachir ha descritto l’ultima risoluzione del CdS come «il primo chiodo nella bara della missione del nuovo inviato delle Nazioni unite, Staffan De Mistura». In un’intervista al quotidiano Echaab, Abi Bouchraya ha indicato che questa risoluzione è deludente «per l’indifferenza riguardo alla guerra che da un anno infuria nel Sahara occidentale», con un conflitto che «rischia di assumere dimensioni più serie in qualsiasi momento».

IN QUESTO CONTESTO dovrà operare il 74enne Staffan De Mistura, che nelle intenzioni del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres dovrebbe «portare alla fine del conflitto e a una soluzione equa per entrambe le parti, grazie alla sua esperienza diplomatica». Prima di De Mistura l’Onu aveva già nominato quattro mediatori nel tentativo vano di risolvere un conflitto vecchio di 46 anni: il tedesco Horst Kohler, i due americani James Baker e Christopher Ross e l’olandese Peter van Walssun.

Lo scorso aprile, il Fronte Polisario aveva già accettato la nomina del diplomatico italo-svedese, ma il rifiuto del Marocco aveva bloccato il suo insediamento per più di quattro mesi. Fino alle rassicurazioni ottenute da Rabat, grazie alla mediazione Usa, riguardo al rinnovo della Minurso senza pressioni sull’«organizzazione del referendum» o sull’invio di una missione per verificare il rispetto dei diritti umani nei territori occupati.