Racconta la Cnn che quando alle 9.15 di giovedì il generale Mark Milley ha informato Joe Biden dell’attacco terroristico alle porte dell’aeroporto di Kabul, il presidente era arrabbiato e sgomento, ma non sorpreso: era lo scenario da incubo di cui l’intelligence l’aveva avvertito. La complessità della situazione a terra, l’urgenza della missione di evacuazione e l’improbabile collaborazione con i talebani per controllare la sicurezza intorno all’aeroporto, avevano lasciato le truppe statunitensi pericolosamente esposte e offerto a Biden e alla sua squadra poche opzioni per proteggerle.
Così come l’attacco talebano non era inaspettato, non lo è stata neanche la risposta americana, e i 20 anni di occupazione sono diventati un percorso circolare con gli Stati Uniti che piangono le loro vittime, promettono ed eseguono vendetta.

A cambiare è stata la modalità: a inizio 2000 Bush jr era l’uomo di boots on the ground, gli stivali sulla terra, quel tipo di rappresaglia che Obama, di cui Biden era il vice, aveva ripulito e raffinato diventando il presidente della guerra “chirurgica”, fatta con i droni.

SECONDO quanto riferito sabato da fonti ufficiali statunitensi, l’attacco dei droni in Afghanistan ha preso di mira due «pianificatori e facilitatori» dell’affiliata locale dello Stato Islamico, che stavano viaggiando in auto vicino alla città orientale di Jalalabad; la guerra in Afghanistan, ora, più che finire, sembra sulla strada di trasformarsi e adeguarsi ai tempi e alle tecnologie esistenti.

IN UN BRIEFING di sabato, il Pentagono ha affermato che con l’attacco dei droni due «obiettivi di alto valore» sono stati uccisi, e un terzo ferito, ma non ha fornito ulteriori dettagli. Si pensa che tutte e tre le vittime viaggiassero insieme nel veicolo colpito. «Hanno perso alcune capacità di pianificare e condurre missioni – ha dichiarato John Kirby, portavoce del Pentagono – ma il flusso di minacce è ancora attivo, ancora dinamico».
Ciò che sembra è che, come nel caso degli attacchi di Bush del 2001, anche questa offensiva con i droni sia in parte volta a rassicurare il pubblico americano, preoccupato che le capacità antiterrorismo del suo governo in Afghanistan rimangano intatte nonostante il ritiro caotico. Non vi è alcuna indicazione che gli obiettivi colpiti dal drone fossero coinvolti nell’esplosione di giovedì, dove oltre a 170 civili hanno perso la vita 13 marine statunitensi, e i funzionari hanno minimizzato l’impatto dell’attacco Usa sull’Isis-K.

LA SITUAZIONE in Afghanistan potrebbe rappresentare un duro colpo per Biden e i democratici, che sperano di mantenere la maggioranza alla Camera e al Senato nelle prossime elezioni di medio termine del 2022.
Una settimana fa un sondaggio della Cbs aveva rilevato che la maggior parte degli americani afferma di sostenere la decisione di Biden di lasciare l’Afghanistan, ma che il ritiro delle truppe statunitensi è andato male, e circa il 53% degli intervistati ha dichiarato di disapprovare la gestione del ritiro da parte di Biden.
Spiegare che questo ritiro Biden lo ha avuto in eredità dall’amministrazione Trump sarà un altro compito che il governo dovrà affrontare per sopravvivere alle prossime elezioni.