Il Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca) e tutto il sistema delle associazioni e dei servizi che avevano promosso negli anni Duemila il cartello «Non incarcerate il nostro crescere» con iniziative e manifestazioni in tutta Italia, per anni avevano cercato di contrastare l’approvazione di una legge pessima e criminogena come la Fini-Giovanardi, denunciandone i gravissimi rischi e l’inefficacia rispetto a un cambiamento profondo dei fenomeni e delle problematiche connesse al consumo e abuso di droghe. Ora la Corte di Cassazione ne sospetta l’incostituzionalità del metodo di approvazione (l’inserimento delle norme nel ddl sulle Olimpiadi) nonché dell’approccio che ne era alla base (una illogica uniformità di trattamento verso condotte estremamente diverse tra loro, vedi la tabella unificata delle sostanze).

Sarebbe facile dire «l’avevamo denunciato», non solo detto, ma purtroppo restammo inascoltati su una legge «manifesto» di cui il centro destra si fece vanto, ma che nemmeno il governo Prodi che seguì riuscì, o volle, cancellare (nemmeno cambiare la tabella unica delle sostanze fu possibile), malgrado l’impegno della ministra Livia Turco, stoppata dalla sua stessa maggioranza. Quello che, però, ci preme ora riportare all’attenzione della politica sono i risultati reali più eclatanti di questa legge e i rischi immediati della sua eventuale abrogazione per opera della Corte costituzionale.

L’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze ha dichiarato pochi giorni fa nella sua relazione annuale che un quarto degli adulti europei, circa 85 milioni di persone, ha usato nell’ultimo anno una droga illegale e che «il problema droga sta cambiando: è più dinamico, più complesso e in molti modi più arduo», anche a causa della caratteristica principale del consumo di droghe oggi che è il poliuso di sostanze differenti. Nella nuova Strategia dell’Ue per il 2013-2020 viene inserita per la prima volta come obiettivo anche la riduzione dei rischi sociali e sanitari causati dalle droghe, insieme alla riduzione della domanda e dell’offerta. Un obiettivo, dichiara l’Europa, che si può ottenere «solo con il coinvolgimento, nelle misure sociali da intraprendere, dei giovani, dei consumatori di droga e degli utenti dei servizi droga-correlati e – anche questo per la prima volta – con il coinvolgimento della società civile al processo di definizione delle politiche sulle droghe».

Un cambiamento a 360 gradi, quello proposto dall’Europa, rispetto all’approccio italiano prioritariamente punitivo del consumo e del possesso, che ha riempito le nostre carceri di circa 15.000 tossicodipendenti – di cui non più di 3-4mila potranno accedere alle misure alternative e di cura (soprattutto in comunità dove non ci sono altri posti e sufficienti risorse) – e di più di 20.000 persone che sono solo consumatori (non tossicodipendenti) o piccoli spacciatori trovati in possesso di quantità di sostanze ridotte ma superiori al limite rigido (molto basso) definito dalla legge Fini Giovanardi.

Altra questione rilevante è che per rendere più «umana» la legge Fini Giovanardi, su sollecitazione di tutto il sistema di cura, furono introdotti alcuni elementi di sospensiva della legge Cirielli sulle recidive per le persone in comunità che, senza di ciò, avendo accumulato nella tossicodipendenza più reati, avrebbero dovuto interrompere i loro percorsi di cura e rientrare immediatamente in carcere. Qualora la Corte costituzionale abrogasse la legge, quest’unico aspetto positivo della Fini-Giovanardi andrebbe perso. Ecco quindi che l’Europa e il pronunciamento della Corte costituzionale ci consegnano un problema che è evidentemente politico. Vogliamo per questo richiamare alla necessità che del tema droghe ritorni a discutere e se ne riappropri chi è deputato alla produzione delle leggi e degli indirizzi per le politiche, cioè il parlamento e il governo.

Il 25 giugno il Forum Droghe, Antigone, il Cnca e altri presenteranno il nuovo Libro Bianco sugli effetti nefasti della legge Fini-Giovanardi, con i dati del carcere, e il 26 giugno saremo presenti in molte piazze italiane, in occasione della «Giornata mondiale sull’abuso di droghe», per ricordare l’urgenza di questo cambiamento radicale di approcci, di culture e di intervento.
* responsabile dipendenze del Cnca