Sul caso di Tharwat Sameh, 19enne egiziano trovato cadavere un mese fa con segni di tortura sul corpo in una strada a Fayoum, il governo egiziano usa la stessa narrativa applicata alla morte di Regeni: un «tossicodipendente»
che è stato ammazzato «dai suoi spacciatori», ha commentato la settimana scorsa il ministero degli interni, aggiungendo che l’omicidio è un «chiaro tentativo di screditare le istituzioni statali» e «creare un’icona per scatenare l’opinione pubblica contro lo Stato».

Il ministero cita testimoni oculari: «Alcune persone su un pick up hanno abbandonato Tharwat in gravi condizioni sul sito dove è stato ritrovato il corpo». Diversa la versione del quotidiano filo-governativo al Youm al Sabea: il giovane è stato rapito da una banda criminale che ha chiesto alla famiglia un riscatto per la sua liberazione.