Scontro politico attorno a una morte che comincia a trovare qualche spiegazione. Sugli abiti del giovane Rémi Fraisse, ucciso nella notte tra sabato e domenica presso la diga di Sivens, nel dipartimento del Tarn, sono state trovate “tracce di Tnt”, ha rivelato il procuratore di Tolosa. E’ un esplosivo militare, che rientra nella composizione della “granata offensiva” tirata dalla polizia quella sera, utilizzando un Cougar, un lancia-granata che deve essere maneggiato con estrema precauzione e a cui gli agenti devono far ricorso solo in ultima istanza. A Tolosa il polo militare ha aperto un’inchiesta, che dovrebbe escludere l’ipotesi evocata in questi giorni sull’eventualità di un cocktail Molotov lanciato dai violenti o addirittura trasportato da Rémi nel suo zaino. Sul posto, i militanti anti-diga hanno accolto l’informazione del procuratore come una conferma dei sospetti sull’azione dei gendarmi. Il presidio ha cominciato a costruire una barricata, perché i militanti temono ora un’azione ostile da parte dei difensori della diga, che doveva permettere l’irrigazione di terreni di una quarantina di agricoltori locali. La famiglia di Rémi Fraisse, studente di botanica, ha lanciato un appello alla “calma”, per “non reagire con violenza alla violenza”.

Per tutta la giornata il mondo politico si è azzuffato sul dramma di Sivens, che si è trasformato in un caso politico che potrebbe portare alle dimissioni del ministro degli interni, Bernard Cazeneuve, indebolendo ancora il governo Valls e una maggioranza che perde pezzi ogni giorno. Per il momento Cazeneuve si è limitato a sospendere l’utilizzo delle granate offensive.

François Hollande e il governo hanno reagito, ieri, con più di un giorno di ritardo, alle accuse degli ecologisti, che confermano la frattura definitiva con i socialisti. Il presidente ha chiesto “responsabilità” a tutti, ha telefonato alla famiglia di Rémi – che ha sporto denuncia per “omicidio volontario” – e promesso che verrà fatta “tutta la verità su cosa è successo durante la manifestazione violenta”. Il primo ministro Manuel Valls ha condannato le “affermazioni eccessive”, soprattutto dei Verdi e dell’ex ministra Cécile Duflot, secondo la quale la morte di Rémi resterà come “una macchia indelebile sull’azione del governo”. I Verdi ricordano che Rémi è il terzo écolo che muore per aver difeso le sue idee, dopo il caso del 1977 alla manifestazione contro il Superphénix di Creys-Malville e l’assalto nell’85 di agenti dei servizi al Rainbow Warrior di Greenpeace, strumento della lotta contro i test nucleari francesi nel Pacifico (ieri, il paragone fatto da alcuni militanti con l’assassinio di Malek Oussedine, a Parigi nell’86, inseguito e massacrato da agenti in moto, inviati dal ministro degli interni Charles Pasqua, ha indignato i socialisti). José Bové ha accusato il ministro degli interni, Bernard Cazeneuve, di “provocazione”, per aver inviato troppi gendarmi a Sivens. Cazeneuve ha ribattuto accusando gli ecologisti di “strumentalizzazione politica svergognata di un dramma”. La segretaria di Europa Ecologia, Emmanuelle Cosse, trova “inammissibile che il ministro degli interni ci designi come coloro che gettano olio sul fuoco mentre da due mesi denunciamo il modo in cui agiscono le forze dell’ordine nella zona”. Il deputato Verde Noël Mamère ha chiesto la sospensione dei lavori a Sivens, perché “non si costruisce una diga su un cadavere”. Una diga che anche un rapporto di esperti, interpellato dal ministero dell’ecologia, giudica troppo costosa e sovradimensionata. La destra attacca governo, ecologisti e manifestanti. Per l’ex primo ministro, François Fillon, il “dramma” di domenica pesa sulle spalle di “coloro che fanno della violenza politica un’arma sistematica”.

Alla notizia della morte del ragazzo, numerose manifestazioni hanno avuto luogo in Francia. La più violenta è stata a Nantes, dove è in corso un’altra battaglia contro la costruzione dell’aeroporto di Notre-Dame-des-Landes, giudicato inutile e costoso, come la diga di Sivens. Ci sono stati 8 fermi.