Qualche tempo fa l’inarrivabile Snoop Dogg aveva detto che i rapper di oggi sono tutti uguali. «Quando ho iniziato a fare musica rap, ogni artista aveva ciascuno un proprio stile. Se si proponeva il sound già suonato da qualcun altro, allora si veniva accusati di biting: ’Hai copiato il mio stile’, era un’accusa pesante. Gli omaggi sono un’altra cosa: quando ho omaggiato Slick Rick e Doug E. Fresh gli ho chiesto il permesso. L’ho fatto per far conoscere alle nuove generazioni la loro musica. Ma i rapper moderni sono tutti troppo uguali tra loro. Future, Migos, Drake: li apprezzo, sono miei amici, ma non riesco a distinguere chi è che rappa, quando ascolto un loro pezzo», aveva detto e non era stato molto tenero.

In effetti l’omologazione nel genere è un fenomeno ricorrente, rischioso, un canto delle sirene per quei giovani che pensano sia sufficiente imitare un timbro per avere successo. Diverso è il discorso di chi sta tentando di rimodulare il rap, di vestirlo diversamente, di diffondere sempre contenuti e inventare strategie. Snoop Dogg potrebbe dire le stesse cose anche di Kendrick Lamar? Forse sì, perché lui è un personaggio che spiazza sempre, ma non avrebbe riscontro. E, molto probabilmente, anche su Drake dovrebbe rivedere un po’ il suo pensiero.

Drake è l’artista più ascoltato nel 2015 su Spotify, ha superato il miliardo e ottocento milioni di stream nell’anno trascorso. A novembre 2015 è stata istituita la Drake Night durante la partita Toronto Raptors vs Cleveland Cavaliers, e qualche settimana dopo ha aperto il primo flagship store OVO a Los Angeles. Il negozio, dopo quello nella sua città natale Toronto, sta sulla 130 N La Brea Avenue, e durante l’apertura si è creata una fila chilometrica che partiva dall’ingresso e arrivava oltre l’orizzonte, non tanto per vedere i vestiti e gli accessori del brand di proprietà del rapper, quanto per vedere lui da vicino.

Un imprenditore, oltre che un musicista. Drake ha curato i dettagli in maniera maniacale. Quando si disgustò platealmente per il bacio pubblico di Madonna, prese un bel po’ di consensi. Quando davanti alle telecamere, per contendersi Rihanna, si picchiò con Chris Brown – che poi era ed è tornato a essere uno dei suoi più cari amici -, ha fatto parlare di sé e non poco. È uno stratega nato. Sono mesi che tutti hanno qualcosa da dire di questo suo nuovo disco, a proposito, View From The 6 (che si riferisce all’indirizzo della casa dov’è nato a Toronto) proprio in questo mese dovrebbe finalmente essere pubblicato. Ma se ne è parlato talmente tanto, lui e la sua crew OVO, che pare quasi lo si sia già ascoltato tutto.

In realtà fino a ora ha rilasciato solo due brani nuovi. Il primo si chiama Control, al suo fianco si esibisce il collega giamaicano Popcaan e riporta un po’ alle atmosfere di Hotline Bling e Work (ultima collaborazione del cantante con Rihanna).

La seconda canzone, These Days, è una ballata elettronica, più simile a One day di Kanye West e sempre più lontana da ciò che il rapper ha mai prodotto precedentemente. Le tracce sono ascoltabili online su Soundcloud, Youtube, e in una manciata di altre piattaforme.

A dirla tutta, notizia fresca di queste ultime ore, i brani noti del nuovo lavoro sono tre o presumibilmente tre. È infatti spuntata una registrazione inedita di Drake nel quale duetta con Aubrey e Chad Lamont Butler, meglio noto come Pimp C, rapper e produttore statunitense scomparso nel dicembre del 2007. Il pezzo si intitola Faithful e non è la prima volta che la voce di Drake incontra quella di Pimp C: nel 2010, Drake realizzò una collaborazione postuma con il rapper sulle note di What Up. Anche Faithful, a esclusione di colpa di coda dell’ultimo momento forse dovuti proprio a questa pubblicazione on line inattesa, dovrebbe finire nel disco. Più certa la presenza di Beyoncé in Can I e dell’ormai immancabile Rihanna in un pezzo che dovrebbe avere come titolo Robyn’s Interlude.