Quando alle 17 i rappresentanti della maggioranza arrivano a palazzo Chigi, finalmente convocati, per discutere il decreto Sostegno che sarà varato domani, sul tappeto ci sono ancora tre nodi da sciogliere. Sono tutti ministri, uno per partito: Andrea Orlando per il Pd, Stefano Patuanelli 5 Stelle, Giancarlo Giorgetti della Lega, Renato Brunetta Fi, Roberto Speranza e Elena Bonetti LeU e Italia viva. Non è proprio il vertice dei capidelegazione a cui ricorreva Conte ma sempre di una riunione tutta interna all’esecutivo si tratta. Il turno dei gruppi parlamentari arriverà stamattina alle 9, senza Mario Draghi ma con il ministro dell’Economia Daniele Franco, presente anche ieri. Solo dopo il vertice il testo sarà definito in tutti i particolari.

IL PROBLEMA PIÙ VISTOSO è la cancellazione delle cartelle esattoriali dal 2000 al 2015, dunque prima della crisi Covid. Nessuno obietta sulla necessità di cancellare quelle inesigibili: è la misura erga omnes, cioè il condono, che incontra parecchi ostacoli. Il condono in sé, tranne LeU, lo vogliono tutti. Il braccio di ferro si sposta così sul tetto. Per i 5 Stelle si dovrebbe arrivare a 10mila euro.

Gli altri si “accontentano” di 5mila. LeU insiste su 3mila, i sindacati ammoniscono con una dichiarazione congiunta dei tre segretari di Cgil, Cisl e Uil: «È il momento di combattere l’evasione, non di avviare condoni mascherati». Con l’appoggio del ministro Franco e dello stesso Draghi, a dir poco scettici nei confronti del condono, il tetto potrebbe scendere.

GLI ALTRI CAPITOLI in sospeso sono meno fragorosi ma anche più incisivi. Riguardano la perequazione, che era stata prevista dal Conte bis ma è saltata nella stesura del decreto Sostegno, e i costi fissi. La perequazione doveva riequilibrare almeno parzialmente un quadro nel quale alcune aziende hanno ricevuto i ristori senza averne bisogno mentre altre, che avrebbero avuto tutti i motivi di incassare i rimborsi, sono rimaste a secco o sono state sostenute in misura insufficiente. La ripartizione ingiusta avrebbe dovuto essere oggetto di un intervento per il quale, due mesi fa, erano stati previsti 5 miliardi di stanziamento. La situazione però si è rivelata più grave del previsto.

La platea toccata dagli aiuti si è ampliata anche con l’ingresso dei professionisti, la spesa sanitaria è lievitata sino 6 miliardi, soprattutto per i vaccini. Gli aiuti, assicura il sottosegretario leghista all’Economia Durigon, «saranno tutti sui conti correnti entro il 30 aprile». La perequazione però sembra così essere rimasta fuori dalla porta.

L’INTERVENTO SUI COSTI fissi di imprese e aziende è fondamentale soprattutto per quanto riguarda gli affitti, in particolare quelli che deve pagare chi, come i ristoratori, ha incassato molto meno del previsto. I 5 Stelle insistono: «È arrivato il momento di predisporre aiuti ad hoc sui costi fissi per tutti i segmenti che si sono dovuti fermare completamente o quasi». Alla vigilia del vertice il clima però non sembrava favorevole, tanto che il ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, in audizione alla Camera, non nascondeva il pessimismo: «Temo che le mie rimostranze sul punto non abbiano trovato totale recepimento».

SIA LA PEREQUAZIONE che i costi fissi sono temi estremamente nevralgici. Entrambi rinviano infatti al punto criticissimo evidenziato ieri dal Report sugli effetti economici della crisi prodotto dall’Area Studi Legacoop e Prometeia. I dati dimostrano che l’impatto della crisi non è affatto uguale per tutti.

Al contrario moltiplica ingiustizie e alza ulteriormente i dislivelli già esistenti. Precari, donne e giovani sono stati messi in ginocchio, con 30 miliardi di introiti in meno. Chi ha mantenuto posto e stipendio, in compenso, sta meglio di prima. I depositi bancari, complice la difficoltà di spendere dovuta alle chiusure, sono arrivati invece a 130 miliardi. Stesso discorso per le aziende, che subiscono danni fortemente diversificati a seconda dei settori, delle aree geografiche e della maggiore o minore possibilità di accesso agli aiuti di Stato.

GLI INTERVENTI di sostegno nel decreto ci sono. Il Reddito d’emergenza sarà prorogato di 3 mesi, con l’introduzione di un contributo per l’affitto. Resta però incerto se verranno semplificate le norme d’accesso, che tagliano fuori dal Rem circa metà della platea. Il Reddito di cittadinanza sarà rifinanziato con un miliardo ma è evidente che, in una crisi che sarà ancora più pesante del previsto, il Rdc va riformato, esteso e incrementato. Il blocco dei licenziamenti verrà prorogato di tre mesi ma i sindacati non si accontentano «A giugno non saremo fuori dall’emergenza. Al governo chiediamo uno sforzo in più».