È il giorno dei paletti. Sfilano le delegazioni nelle due stanze di Montecitorio dove il presidente del Consiglio incaricato si trasferisce a turno, via l’uno avanti un altro. Prima di cominciare ogni incontro c’è giusto il tempo delle foto, di una breve ripresa. Nelle immagini si vede che aperto davanti a Draghi, sul tavolo, c’è il «facciario», quell’album fotografico che i commessi del Palazzo usano nei primi giorni della legislatura per riconoscere deputati e senatori. Un eccesso: chi ha davanti Draghi lo sa bene, ha un calendario in più gli ospiti gli vengono presentati di volta in volta. Che negli intervalli stia già studiando il parlamento, diavolo di un supermario? I colloqui filano via tranquilli.

Dopo una breve premessa, sempre la stessa, già sentita nella sua essenza mercoledì al Quirinale – ma tutti uscendo, riferiscono di essere stati colpiti dall’enfasi sul piano vaccinale – il presidente incaricato essenzialmente ascolta. E lì dentro nessuno degli intervenuti fa domande. Giorgia Meloni dice di aver provato a capire se si poteva sperare in un governo a termine ma probabilmente non lo ha neanche chiesto, pure lei sa che la risposta sarebbe stata una bocciatura in diritto costituzionale. I governi non hanno data di scadenza.

I problemi sono tutti fuori e i problemi sono i paletti. Salvini esibisce lo stesso passo ubriaco – «aprite!», «chiudete!» – che lo ha reso celebre ai tempi dei lockdown. È partito dal mai con Draghi ma ora è lì che spinge per l’abbraccio. Naturalmente «per il bene del paese». Stamattina si presenterà alle consultazioni «da primo partito italiano» (i sondaggi). Se c’è Salvini non ci siamo noi, spiega intanto la senatrice di Leu Loredana De Petris, che va dritta sulla «incompatibilità con la Lega» e la «impossibile convivenza con i sovranisti». Sfuma appena un po’ il concetto il collega capogruppo di Leu alla camera Federico Fornaro: «Al nuovo governo serve un livello minimo di omogeneità della base parlamentare». Altrimenti non si dura. Il Pd ha la stessa preoccupazione.

Zingaretti, uscendo dal colloquio, legge un testo dal quale ha lasciato fuori quel «il Pd e la Lega sono alternativi» che aveva pronunciato 24 ore prima. Domande non ne accetta. Bisogna affidarsi a Delrio: «Non poniamo veti ma questioni di principio». Che sono, tornando a Zingaretti, «ancoraggio all’Unione europea» e «amicizia euro-atlantica». Tradotto: niente sovranisti e niente amici di Putin, sperando che basti a fermare Salvini. Il quale invece ci ha preso gusto e ogni minuto che passa insiste un po’: «Se entriamo lo facciamo con i nostri ministri». Fuori sicura solo Meloni che non ha avuto la promessa sul governo a termine e, spiega, al massimo può astenersi.

Renzi intanto si sente in grado di dare l’interpretazione autentica del Quirinale: «Chi pone paletti non risponde all’appello del presidente Mattarella, lui ha escluso che questo governo debba avere una connotazione politica». Salvini gradisce. Berlusconi non ha alcun problema, se non la salute che lo costringe a non scendere a Roma. Rimedia con una telefona «lunga e cordiale» come si dice. Tanto Forza Italia non ha dubbi. «Pieno appoggio» sono le prime parole che dice Tajani appena mette piede fuori dalla stanza di Draghi.

I capi dei 5 Stelle, e adesso c’è anche Conte nel gruppo, hanno ognuno la sua idea. Realizzano così, senza volerlo, la olocrazia che Casaleggio è sceso a Roma a predicare. Di certo anche loro andranno oggi da Draghi, ultimi dopo la Lega, da numeri primi: «Siamo il primo gruppo parlamentare». Altro che zero paletti, Toninelli annuncia che ne porterà «una valigia» e forse per questo non lo faranno andare. Crimi ha aperto quasi un concorso, chiedendo ai parlamentari idee da girare a Draghi, anche sgradite agli alleati: «Possiamo dettare le condizioni». In ogni caso c’è Grillo con loro.

Usciti i 5 Stelle, oggi alle 13.15, Draghi avrà finito il primo giro. Non dovrebbe parlare alla stampa, forse solo un saluto di cortesia. È deciso che sentirà le parti sociali, probabilmente lunedì. Poi il secondo, rapido giro e la lista dei ministri, tra i quali ci saranno certamente anche esponenti politici dei partiti che lo sosterranno. Il giuramento a metà settimana.