«La ricerca deve essere al centro della crescita dell’Italia con i 30 miliardi del Pnrr». Per un paese agli ultimi posti in Europa, suona proprio come la promessa di una svolta quella di Mario Draghi visitando ieri mattina i Laboratori nazionali del Gran Sasso ad Assergi, frazione montana dell’Aquila. Nel 35esimo anniversario dell’inizio delle attività di una delle eccellenze mondiali della ricerca scientifica, Draghi ha sancito la apertura a tutto campo richiamando la priorità «di ripartire dai ricercatori» per contrastare la fuga dei cervelli e una maggiore presenza delle donne.

«Realizzare il pieno potenziale della ricerca vuol dire puntare su chi è stato spesso ai margini di questo mondo: le donne. Per troppo tempo le posizioni di vertice nella ricerca scientifica – ha spiegato – sono state appannaggio degli uomini». E per raggiungere il 35% delle ragazze che scelgono studi scientifici, oggi siamo al 20%, si investirà «oltre un miliardo« per potenziarne l’insegnamento».

Al fianco di Draghi, accompagnato dal ministro dell’Università Cristina Messa, come testimoni eccellenti il premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi (molto critico sui pochi fondi alla ricerca in Italia) e il capo dell’istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) Antonio Zoccoli.
Parisi ha auspicato sostegni duraturi e costanti negli anni che non si esauriscano a fine Pnrr, sottolineando come «i ricercatori dell’Infn siano un investimento duraturo e fecondo, come sempre accade quando si investe in scienza».

Tante le misure: nei prossimi 4 anni, 6,9 miliardi di euro saranno destinati alla ricerca di base e applicata, a dicembre sono stati pubblicati bandi, chiusi in questa settimana, per un totale di circa 4,5 miliardi di euro. Raddoppiate le borse di dottorato e aumentati gli importi. Finanziate circa 2.000 nuovi progetti di giovani ricercatori sul modello dei bandi europei.

Il premier, dopo aver visitato i laboratori sotterranei dove sono in corso esprimenti di portata internazionale, ha fatto solenni promesse davanti ad una folta platea di ricercatori. «La ricerca scientifica è rigore, entusiasmo, visione a servizio della collettività e delle generazioni future. Per troppi anni, l’Italia non ha saputo accompagnare i suoi scienziati con la convinzione che meritano. Molti di loro sono partiti – non per scelta ma per costrizione. Troppo pochi sono arrivati a portare qui le loro competenze, la loro passione, – ha chiarito -. Colmare questi ritardi richiede coraggio, determinazione, ma – come ha ricordato il professor Parisi – soprattutto necessita di continuità. Tocca a noi prenderci cura della scienza, come la scienza si è presa cura di noi».