Una giornata concitata, quella dei principali banchieri europei riuniti ieri a Napoli. Il consiglio direttivo della Bce ha dovuto vedersela non solo con i manifestanti fuori dalla blindatissima reggia di Capodimonte, ma anche con gli strali provenienti soprattutto dalla Germania, irritata dalla sempre più ardita politica del presidente Mario Draghi. Senza contare che non appena il governatore dei governatori ha annunciato la sua intenzione di acquistare titoli junk – da paesi ritenuti con rating “spazzatura” come Grecia e Cipro – le borse hanno cominciato a crollare.

Prima di tutto il messaggio ai manifestanti: «Capiamo le ragioni della protesta, le difficoltà del Paese e la debolezza dell’economia, ma se guardiamo al passato «la colpa della crisi non è della Bce: tre anni fa, prima dell’intervento Bce, il sistema finanziario era al collasso».

Sul fronte operativo, la Bce ha deciso di non tagliare il costo del denaro: l’ultimo colpo di forbice, del 4 settembre scorso, aveva portato i tassi a 0,05%. Quindi l’ennesimo invito di Draghi agli istituti di credito, perché abbiano più coraggio e allentino i cordoni: «Abbiamo portato i tassi a zero – ha detto – Ora è necessario che le banche trasferiscano queste condizioni alle imprese e famiglie».

Ma poiché le banche non hanno ancora cominciato a drenare risorse in modo serio, è arrivata adesso la “seconda puntata” del piano shock: l’acquisto appunto di titoli potenzialmente a rischio per immettere denaro nel sistema. Un po’ come è avvenuto qualche anno fa, nella fase più dura della crisi, con la Federal Reserve Usa, che aveva comprato titoli, anche poco garantiti, per 2 mila miliardi di dollari. Pur di rilanciare lo sviluppo degli States, che in effetti è ripartito.

«Vogliamo essere più inclusivi possibile, ma con cautela», ha detto il governatore della Bce rispondendo a una domanda sulla possibilità di includere negli acquisti di Abs (asset backed securities, titoli finanziari garantiti da crediti bancari) anche quelli di paesi con rating “spazzatura” come Grecia e Cipro. D’altronde, ha aggiunto, «ci sono una serie di misure che attenuano rischi per gli acquisti in questi paesi così che siano risk-equivalent» a quelli di altri paesi.

La maxi operazione della banca centrale europea dovrebbe aggirarsi intorno ai 1000 miliardi di euro. Il governatore ha infatti spiegato che dopo il programma di acquisti il bilancio dell’Eurotower «arriverà alle dimensioni che aveva a inizio 2012»: appunto oltre 3 mila miliardi, dagli attuali 2 mila.

Ma il rischio dei titoli junk, sommato alle prospettive non proprio rosee per l’economia Ue tracciate da Draghi, non è piaciuto ai mercati, che hanno bruciato ben 222 miliardi. In tutta Europa è stato un fiorire di segni pesantemente negativi: Milano ha chiuso a -3,9%, Parigi ha ceduto il 2,81%, Francoforte l’1,99%, Londra l’1,69%. In profondo rosso anche Lisbona (-3,3%) e Madrid (-2,9%). Male anche lo spread italiano rispetto ai bund tedeschi, risalito a 141 punti.

Ad affossare le borse sono state anche le previsioni negative di Draghi sulla ripresa europea. «I dati di fine settembre indicano un indebolimento del ritmo di crescita e dello slancio della ripresa economica nell’area dell’euro – ha detto il governatore – Nel 2015 si dovrebbe registrare una ripresa moderata». Stentata la dinamica dei prezzi: l’inflazione secondo Draghi «resterà su livelli bassi nei prosssimi mesi», mentre ci sarà «un aumento graduale nel 2015 e 2016».

L’enorme mole di titoli acquistati (covered bond a partire da metà ottobre, e Abs dal quarto trimestre 2014, per la durata di due anni), servirà a incoraggiare l’economia reale. E inoltre – si augura Draghi – potrà «sostenere le aspettative di ancorare l’inflazione vicino all’obiettivo del 2%». Ma non basta: «La Bce resta unanimemente pronta a ulteriori misure per risollevare l’inflazione».

La Germania, che da mesi tenta di frenare le politiche espansive di Draghi, ieri è comunque riuscita a ottenere un impegno: il governatore ha affermato che chi vorrà beneficiare della nuova ondata di acquisti, «dovrà avere in corso un programma di risanamento con la Ue». E non ha dato man forte alla Francia, ribadendo che non si devono tradire i parametri del patto: i paesi dell’area euro, ha avvisato, «non dovrebbero vanificare i progressi già conseguiti, ma procedere in linea con le regole del Patto di stabilità e crescita». Inoltre, le riforme strutturali del lavoro e le liberalizzazioni devono «chiaramente accelerare».