Inedite dichiarazioni del presidente della Bce, Mario Draghi, che ieri per un attimo è sembrato quasi un difensore dell’articolo 18. «Le riforme del mercato del lavoro devono rendere più facile per le aziende assumere giovani ma non più facile licenziarli», ha detto il governatore. «L’Italia – ha proseguito Draghi – è stata così tanto in recessione che non è stato un problema per le imprese licenziare». Come a dire insomma che non ci sarebbe bisogno di riformare l’articolo 18, perché a fronte delle crisi, gli imprenditori hanno già i mezzi per licenziare.

Commentando le riforme del lavoro, il presidente della Bce, che ieri parlava da Washington, ha poi aggiunto che esse «da una parte devono rendere più facile per le imprese assumere giovani e anche più facile licenziare. Ma non troppo».

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Insomma, non rendere troppo licenziabili i lavoratori, ma comunque c’è un’invocazione a che sia reso possibile facilitare il licenziamento.
Sulla ripresa, Draghi ha ripetuto le parole di qualche giorno fa: «Ci sono segnali sul fatto che la crescita sta perdendo slancio», ha affermato il presidente della Banca centrale europea. Draghi, assicurando poi che i tassi «resteranno bassi per un periodo prolungato di tempo», ha precisato che l’inflazione (uno degli “incubi” del suo mandato a Francoforte) «salirà gradualmente verso il 2% entro il 2016».