Dopo lo stallo della riforma fiscale, dovuto allo scontro sulla revisione del catasto, ora Mario Draghi deve affrontare la grana delle concessioni balneari. Il Ddl concorrenza approvato dal governo ha rinviato le decisioni sulla legislazione da adottare per metterle a bando . La decisione non ha convinto i custodi di Bruxelles.

Ieri la portavoce della Commissione europea Sonya Gospodinova, ha detto che «è una prerogativa italiana decidere come procedere sulla riforma» e «per la Commissione è importante il contenuto non la forma che prenderà questa riforma». Incalzato sul fronte interno e su quello esterno, Draghi Per ha preso sei mesi di tempo, tanto durerà la «mappatura» del già noto. Poi, dopo l’estate dell’anno prossimo, quando si troverà con ogni probabilità al Quirinale, un altro governo ricomincerà daccapo.

Accade da 15 anni. È da tanto che dura il braccio di ferro tra Bruxelles e Roma sulla cosiddetta «direttiva Bolkestein» che interessa anche gli ambulanti e le loro concessioni. I governi di tutti i colori vogliono il rinnovo automatico di un meccanismo che aumenta il conflitto tra liberalizzatori e monopolisti, e stritola i piccoli lavoratori autonomi come accade nel lavoro degli ambulanti. Bruxelles vuole gare aperte a tutti i concorrenti europei. La Lega, il partito del Papeete, si è intestato la rappresentanza di un blocco sociale e condiziona l’azione del governo. Ieri ha chiesto alla Commissione «più vicinanza e meno lezioni».

«Ci sono stabilimenti balneari, in Italia, che pagano solo 10 mila euro l’anno allo Stato, eppure fatturano oltre 4 milioni di euro: un regalo incredibile- ha detto Angelo Bonelli (Europa Verde) – Pagare 50 euro al giorno e versare allo Stato poche centinaia di euro al mese è inaccettabile».

I tassisti protestano contro la delega al governo. La liberalizzazione del mercato delle app trasformerebbe il loro lavoro alle dipendenze delle piattaforme digitali globali. A loro avviso una legge del settore c’è, è del 2019, ma non è ancora applicata del tutto. Nei prossimi sei mesi chiedono lo stralcio dell’articolo 7 da un provvedimento vuoto che non è riuscito, ancora, a evitare questi conflitti.