Solo alla fine , quasi en passant, Mario Draghi definisce «riparatoria» la conferenza stampa di ieri sera, arriva a scusarsi con i giornalisti presenti e con gli italiani per non avere comunicato direttamente le misure anti covid il 5 gennaio, il giorno del consiglio dei ministri che ha varato, tra le altre cose, l’obbligo di vaccino per gli over 50. «Spero che questo atto riparatorio possa essere considerato adeguato».

È UN DRAGHI MOLTO MENO sorridente rispetto alla conferenza stampa del 22 dicembre quello che si è presentato ieri sera. Molto più calato nei panni di capo del governo alle prese con un’emergenza, quella del Covid, tutt’altro che finita. «Realismo, prudenza, fiducia e unità», sono le 4 parole che scandisce all’inizio, a fare da cornice all’azione del governo. «Dobbiamo essere cauti ma impegnati a minimizzare gli effetti economici e sociali della pandemia, a partire da quelle sui ragazzi».

E QUI SI APRE IL LUNGO capitolo dedicato alla scuola che «va protetta e tutelata», e dunque deve restare in presenza, a tutti i costi. «I ragazzi hanno risentito delle passate chiusure dal punto di vista psicologico e dell’apprendimento: la dad ha provocato diseguaglianze destinate a restare anche nella successiva vita professionale degli studenti». Il premier non ha dubbi: «Nessun altro grande paese europeo ha tenuto chiuse le scuole quanto l’Italia, non ha senso che i ragazzi vadano in pizzeria e facciano sport ma la scuola resti chiusa». Dunque la dad resta solo come extrema ratio, con i criteri già previsti. «Ci sarà un aumento della classi in dad, ma dobbiamo respingere un ricorso generalizzato a questo strumento». Se presidi e governatori (solo alcuni) protestano, Draghi replica: «Con tutti loro c’è un dialogo continuo e costruttivo».

TOCCA AL MINISTRO dell’Istruzione Patrizio Bianchi spiegare che, a oggi, solo lo 0,72% dei docenti è senza vaccino. E che solo il 6% del corpo insegnante è assente per malattia o quarantena, percentuale che scende al 4,5% tra gli studenti. «Il 75% degli studenti ha ricevuto due dosi», dice Bianchi. «La situazione è sotto controllo, abbiamo operato con attenzione».

QUANTO ALL’OBBLIGO di vaccino per gli over 50, Draghi ribadisce che «gran parte dei problemi che viviamo dipendono dai non vaccinati: e quella è la classe di età che occupa in larga parte le terapie intensive». E il ministro della Salute Speranza chiarisce che «l’obiettivo è ridurre l’area dei non vaccinati». «Le terapie intensive sono occupate per due terzi da non vaccinati, anche se sono solo il 10% della popolazione», insiste il ministro che definisce l’obbligo «un passo avanti importante». «Nessuna voce dissonante dentro il Cts sulle misure prese dal governo», dice il coordinatore Franco Locatelli. «Siamo tutti d’accordo nel tutelare la didattica in presenza, e siamo sempre stati ascoltati dal governo».

DRAGHI AFFRONTA ANCHE le spine nella maggioranza: «L’unanimità su decisioni così importante è un obiettivo da raggiungere, purché le decisioni prese abbiano un senso: e queste lo hanno. La diversità di vedute che pure c’è non è nuova né drammatica, e non è mai stata di ostacolo all’azione del governo come si è visto sulla giustizia». E se qualcuno sostiene che Draghi ha perso il piglio decisionista, lui alza il muro: «Non è così, sulla scuola abbiamo preso decisioni importanti, anche diverse rispetto al passato».

DUNQUE CHE NE SARÀ di questa maggioranza? Il premier sorvola di proposito il nodo Quirinale: «La voglia di lavorare insieme c’è, e anche quella di arrivare a decisioni condivise: questo è l’essenziale e finché c’è si va avanti». Più in dubbio la possibilità di ripetere i numeri di crescita del 2021: «Difficile replicare gli stessi ritmi», ammette il premier. «Le stime per il 2022 indicano il 4,5%, ma ci sono rischi che derivano dal costo dell’energia e da altri fattori geopolitici. È presto per fare stime adeguate». Enrico Letta plaude alle parole del premier «molto efficace e in palla, anche sulle scuse finali». «Sull’obbligo vaccinale vedo il bicchiere mezzo pieno. La scuola? Giusto che rimanda aperta finché si può, ma quando c’è bisogno è giusto che la dad ci sia, è una sicurezza». Polemica Giorgia Meloni: «Ci aspettavamo un atto di verità sugli errori commessi, e invece dicono che va tutto bene così…».

Errata Corrige

Draghi spiega le misure anti Covid cinque giorni dopo l’approvazione del decreto e chiede scusa. Difende la decisione di mantenere le scuole aperte, «la Dad crea diseguaglianze», ma sorvola sulle criticità. E non accetta domande sul Quirinale. Perché si considera in corsa