Via al dl Sostegni bis. Con una sola novità essenziale rispetto alle numerose anticipazioni dei giorni scorsi: una norma anti licenziamenti introdotta all’ultimo momento, nel cdm di ieri, su proposta del ministro del Lavoro Orlando. Prevede la proroga del blocco dei licenziamenti fino al 28 agosto per le aziende che chiederanno le casse Covid entro la fine di giugno. Inoltre, dal primo luglio, le aziende che ricorrono alla cassa integrazione ordinaria non dovranno pagare addizionali purché non licenzino. Proprio i licenziamenti sono la principale incognita del futuro prossimo. Lo stesso Draghi, nella conferenza stampa al termine del cdm, si mostra ottimista ma sottolinea anche che «la situazione nei prossimi mesi sarà complessa», prima di tutto proprio per la fine del blocco dei licenziamenti. Il governo, come previsto, ha deciso di non prorogare fino a ottobre il blocco per tutti. «Abbiamo preferito usare strumenti mirati anziché generalizzati che rischiano di dare risorse a chi non ne ha bisogno», ha spiegato Orlando sottolineando poi che anche il Parlamento, respingendo gli emendamenti sulla proroga, ha sostenuto questa linea. Ma la partita non è chiusa. Lo stesso ministro ammette che «ci sono settori in cui questo ragionamento va tenuto aperto», LeU annuncia che ripresenterà l’emendamento sulla proroga del blocco in fase di conversione e anche Salvini, nei giorni scorsi, si è detto favorevole.

IL PREMIER HA INTRODOTTO la presentazione di quello che nelle sue intenzioni dovrebbe essere l’ultimo decreto basato su uno scostamento di bilancio, in questo caso di 40 mld, parlando però di riaperture. O meglio esprimendo una franca soddisfazione per l’avvio della riapertura, dovuta al successo della vaccinazione. È un risultato che Draghi rivendica, perché «ci sono stati grandi cambiamenti», dovuti sì alla disponibilità dei vaccini ma anche a una serie di «successi logistici che hanno portato a questa situazione positiva». Allo stesso modo si dichiara «fiero» della sterzata sulle classi di età di vaccinazione «con la priorità data ai soggetti più anziani e ai più fragili».

C’è un altro chiarimento che Draghi premette all’illustrazione del decreto. Vuole sottolineare che non si può parlare ancora di «crescita sostenuta». Un rimbalzo sì, quello è nell’ordine delle cose. Ma per parlare di crescita reale bisogna che entri in azione il Pnrr. La prossima settimana saranno varati i primi due decreti, quello sulla governance e quello, fondamentale perché propedeutico al resto, sulle semplificazioni. E saranno approvati, Draghi ci tiene a sottolinearlo, «del tutto in tempo», senza ritardi. Sulle riforme più corpose come quella del fisco, il premier non anticipa né potrebbe farlo a commissione neppure insediata. Conferma però che «il principio di progressività va preservato» e che «non è tempo di politiche fiscali restrittive». Già ma come mettere d’accordo una maggioranza che proprio su fisco e giustizia registra le massime divisioni? «In tante occasioni mi hanno chiesto ‘Ma come pensi di farcela?’. Be’, insomma, abbastanza spesso ce l’ho fatta».

NEL MERITO IL DECRETO concentra il massimo delle risorse nei rimborsi. Il nuovo metodo, che consente di misurare il rimborso sul fatturato del 2020 paragonato a quello dell’anno precedente oppure sul periodo 31 marzo-primo aprile 2021, amplia la platea delle aziende interessate: «Sono 370mila in più». Per la prima volta i rimborsi verranno misurati non solo sul fatturato ma anche sull’utile, sia pure con tempi più lunghi. Si tratta di quell’intervento «di perequazione» che molti avevano chiesto dopo il primo dl Sostegni e per il quale sono stanziati 4 mld. Torna poi il credito d’imposta sugli affitti accompagnato al taglio delle bollette per le attività colpite dalla crisi. Slitta al 30 giugno la presentazione delle cartelle esattoriali. Prorogato di 4 mesi il Rem e stanziati 3,3 mld per il turismo. Draghi insiste molto sulle misure a favore dei giovani, con le facilitazioni per tutti gli under 35, accresciute per le fasce più povere, per il mutuo sulla casa.

NEL COMPLESSO È UN DRAGHI palesemente soddisfatto quello che presenta l’ultimo decreto (almeno negli auspici) della crisi Covid. Solo in un caso appare contrariato e scuro come mai prima da quando è a palazzo Chigi, quando gli chiedono di commentare l’insistenza con cui Salvini lo candida alla presidenza della Repubblica: «Trovo estremamente improprio che si discuta del capo dello Stato quando è in carica». Capitolo chiuso, almeno per ora.