Avrà il suo gran da fare il premier Mario Draghi in visita oggi in Libia: Roma, infatti, si candida a giocare un ruolo importante nella fase della ricostruzione libica sia per quello che riguarda le infrastrutture locali che per il settore energetico. La doppia visita ravvicinata del ministro degli Esteri di Maio in terra africana (21 e 25 marzo) aveva reso palese gli appetiti italiani a «stabilizzare il Paese».

Roma lavora con il Governo transitorio di unità nazionale del premier Debaiba per un forte partenariato nel campo della transizione energetica che includa anche una rilevante componente di innovazione tecnologica e know-how: l’obiettivo è rendere la Libia non solo legata agli idrocarburi, ma anche alle energie pulite. Proverà a soddisfare queste esigenze l’Eni, il primo produttore di gas nello stato nordafricano.

L’Italia, intanto, opera già nella ricostruzione dell’aeroporto di Tripoli devastato da due guerre (quella del 2014 e del 2019-20) nel tentativo di riaprirlo ai voli con il resto del mondo. Il progetto dal valore di 79 milioni di euro vede protagonista il consorzio Aeneas, mentre Enav già da tempo coopera con le autorità locali per permettere l’erogazione dei servizi relativi alla navigazione aerea.

Draghi arriva in una Libia dove restano accese le tensioni tra il generale cirenaico Haftar e Nadori, il capo di Stato maggiore del suo esercito (l’Enl).

Non pago del fallimento militare contro Tripoli (2019-2020), Haftar vorrebbe arrestare il secondo per presunta «disobbedienza agli ordini militari». Ma Nadori, riferisce Agenzia Nova, avrebbe dalla sua il potente presidente del parlamento Saleh con il chiaro obiettivo di fare uscire definitivamente dalla scena politica Haftar.

La tensione politica la si respira però soprattutto nelle strade del Paese dove gli omicidi mirati e i sequestri continuano indisturbati ormai da tre mesi. Il più grave episodio di violenza è avvenuto in Cirenaica (Libia dell’est) lo scorso 24 marzo quando è stato ucciso Werfalli, il «boia» ricercato dalla Corte penale internazionale (Cpi). Per l’uccisione del comandante delle forze “Al-Saiqa” sono state arrestate due persone, ma la polizia cerca anche un terzo uomo. A Bengasi lo stato di allerta è alto, ma ciò non è bastato a impedire il sequestro della figlia di al-Barasi, l’attivista uccisa lo scorso novembre sempre in città.

La scia di sangue riguarda però anche la Tripolitania: negli ultimi 7 giorni sono stati assassinati un leader delle milizie di Zawiya, uno sfollato a Ras Ajdir, un muezzin a Beni Walid e un poliziotto a Tripoli. Nella capitale, inoltre, è stato rapito anche Jamal Adas, il capo del Comitato per la società civile.