Silenzio, parla Draghi. E Bankitalia non ne esce bene, almeno sul tema caldissimo del bail-in. Il presidente della Bce, nel suo intervento al parlamento europeo a Strasburgo, invia un messaggio chiaro ai naviganti dell’intero continente, ma con un occhio di riguardo verso l’Italia: per rendere sicuro il sistema finanziario europeo “bisogna assicurare l’adeguata applicazione delle disposizioni sul bail-in della direttiva”. Di più: “E’ necessario che il paracadute pubblico per il fondo salva banche ne rafforzi la credibilità, e bisogna assicurare che la fiducia nella sicurezza dei depositi sia ugualmente alta in tutti gli Stati membri, dando vita allo schema europeo per l’assicurazione dei depositi”.
Le parole di Draghi non fanno certo piacere a Ignazio Visco, che nel fine settimana al Forex ha suggerito al governo Renzi di chiedere la revisione, “da avviare entro giugno 2018”, della direttiva Ue che prevede il bail-in. In altre parole del rischio di perdite, a carico degli azionisti e dei sub obbligazionisti, nel caso di un crack di un istituto di credito. Secondo il governatore di Bankitalia l’ipotesi non sarebbe peregrina: “La stessa norma contiene una clausola che prevede la revisione: una occasione che va sfruttata, facendo tesoro dell’esperienza”. Sul punto, Visco ha ricordato inoltre che sia Bankitalia, sia il ministero dell’economia avevano richiesto di non applicare retroattivamente il bail-in, e di farlo a partire “con un passaggio graduale e meno traumatico”.
Se può essere di consolazione per Visco – e per la coppia Renzi-Padoan – l’Eurotower bastona anche la Germania. Draghi segnala infatti che le misure decise dalla Bce, a partire dal quantitative easing, sono state “molto efficaci”. Poi puntualizza: “Queste misure hanno portato a un miglioramento dell’economia su ampia base, stimolato il credito e sostenuto la ripresa. Senza queste misure la zona euro si sarebbe trovata in una conclamata deflazione, e la crescita sarebbe stata più bassa”. Ancora più bassa di oggi.
Non può mancare uno sguardo al tempestoso scenario mondiale, che secondo Mario Draghi è una concausa della complicata realtà dell’eurozona. Dove c’è “una ripresa moderata, guidata prevalentemente dalla domanda interna. Ma i rischi al ribasso sono aumentati, in mezzo a incertezze più elevate sulle prospettive di crescita delle economie emergenti, sulla volatilità nei mercati finanziari e delle materie prime, e sui rischi geopolitici”. Conclusioni: “La crescita è bassa. E sarà necessario riverificare, e forse riconsiderare, la posizione di politica monetaria nella prossima riunione all’inizio di marzo”.
Le attenuanti segnalate dal presidente della Bce non bastano comunque a compensare le critiche. Quelle verso l’Italia si legano alla posizione di Bankitalia e governo Renzi sul bail-in. Peraltro Ignazio Visco al Forex ha difeso l’operato di Bankitalia su Cariferrara, Carichieti, Banca Marche e Banca Etruria: “La sequenza degli interventi è stata posta in atto come in tutti gli altri casi affrontati negli ultimi 15 anni. E il taglio al 18% circa del valore nominale delle sofferenze è stato determinato non in modo discrezionale, ma in base a precise norme europee. Non c’erano alternative concrete, tranne quella ben più traumatica della messa in liquidazione”. Per giunta, ha aggiunto Visco, Etruria aveva rifiutato l’offerta della Popolare di Vicenza.
Nel mentre Piazza Affari sembra premiare la possibile aggregazione di Bpm (+1,2%) e Banco Popolare (+6%). Cedono ancora invece Mps (-4%) e Carige (-0,3%). La capitalizzazione del Monte resta sotto i due miliardi, ma i suoi vertici, insieme a quelli di Ubi banca, smentiscono aggregazioni. Anche perché, al di là dei crediti deteriorati, negli ultimi dieci anni le fusioni non hanno praticamente mai dato frutti.