Applicazione del piano vaccini da parte delle regioni e riaperture delle scuole, almeno per i più piccoli: sono stati i due punti principali, sul versante italiano, del discorso del premier Draghi ieri alle Camere, in vista del vertice Ue che terminerà domani. «Se paragonate al resto d’Europa – ha spiegato – le cose già ora vanno abbastanza bene. Per vaccini fatti, l’Italia è seconda dopo la Spagna. Il nostro obiettivo è portare il ritmo di somministrazioni a mezzo milione al giorno (lunedì 206mila ndr). Ma ci vuole una logistica efficiente, e l’abbiamo, con meno requisiti formali e maggior pragmatismo».

UNA BACCHETTATA ai governatori: «Cruciale vaccinare prima anziani e fragili. Persistono purtroppo importanti differenze regionali difficili da accettare. Mentre alcune regioni seguono le disposizioni del ministero della Salute, altre trascurano i loro anziani in favore di gruppi che vantano priorità in base a qualche loro forza contrattuale. Tutte le regioni devono attenersi alle priorità del ministero». Sulla scuola è arrivato l’applauso delle aule (e Salvini immediatamente si è intestato il tema): «È bene cominciare a pianificare le riaperture. Stiamo guardando i dati sui contagi, se la situazione epidemiologica lo permette, cominceremo a riaprire in primis le scuole primarie e la scuola dell’infanzia anche nelle zone rosse allo scadere delle attuali restrizioni, ovvero speriamo subito dopo Pasqua».

Il ministro della Salute, Speranza, ha poi spiegato durante il question time: «Ci sono le condizioni per un’accelerazione nelle vaccinazioni. A marzo avremo avuto 4,7 milioni di dosi, e poi nel secondo trimestre oltre 50 milioni e oltre 80 nel terzo. Le priorità sono il criterio anagrafico e le fragilità, si deve andare avanti in modo omogeneo. Venerdì il commissario all’emergenza Figliuolo e il capo della Protezione civile Curcio saranno in Calabria proprio per manifestare la massima attenzione del governo».

IL RITORNO A SCUOLA in presenza fino alla prima media sarà oggetto della prossima Cabina di regia, quando si discuterà anche della reintroduzione delle zone gialle dopo il 7 aprile o della conferma delle restrizioni per un’altra settimana. Nel centrodestra si spinge per un allentamento della stretta, magari anche eliminando il parametro della fascia rossa con 250 casi ogni 100 mila abitanti. Sulla scuola il fronte aperturista è più ampio. Lunedì il ministro al ramo, Bianchi, ha fatto il punto con Figliuolo sui vaccini al personale scolastico. Ieri ha incontrato il coordinatore del Cts, Franco Locatelli.

«Riportiamo gli studenti a scuola – ha ribadito durante il question time – a partire dai bambini. Ma tutti devono essere messi nelle condizioni di essere presenti. La riapertura è una necessità condivisa da tutti i membri del governo». Il Cts dovrà dare l’ok sulla base dell’analisi epidemiologica, erano stati i tecnici infatti a suggerire di inserire nell’ultimo dpcm la chiusura di tutte le scuole in zona rossa. Sono 789.251 gli operatori scolastici ad aver ricevuto almeno una dose di vaccino, su circa un milione di persone, necessario continuare a spingere nella campagna superando le defezioni dovute allo stop ad Astrazeneca.

I DATI SUL CONTAGIO continuano a consigliare prudenza. Sono stati 21.267 ieri i nuovi casi in Italia su 363.767 test. Il tasso di positività è salito al 5,8%; 460 i decessi. In terapia intensiva 42 pazienti in più, 3.588 in totale; nei reparti ordinari 10 in più, 28.438 in tutto; 529.282 le persone in isolamento domiciliare. La regione con più casi giornalieri è stata la Lombardia (4.282) seguita da Piemonte (2.223), Campania (2.045), Veneto (2.042). A rischio zona rossa da lunedì la Valle d’Aosta mentre Lazio, Toscana e Veneto sperano nell’arancione. L’Agenas continua a segnalare gli ospedali in sofferenza: lunedì la soglia del 40% di occupazione dei reparti ordinari era stata superata da 10 regioni con il picco nelle Marche (64%). La rinuncia alle cure in Italia nel 2020 è aumentata del 40%, il record in Lombardia (58,6%) e Liguria (57,7%).

IN CONFERENZA UNIFICATA oggi si discuterà del piano vaccini. Dopo le parole di Draghi, il governatore del Friuli è sul piede di guerra: «Mettere sul banco degli imputati le regioni è inaccettabile». E dal Piemonte: «Gli spazi per le vaccinazioni ci sono, mancano i medici». L’Umbria invece ha dovuto annullare il piano strutturato sulle categorie professionali per rimodellarlo su età e fragili. In 9 regioni i fragili sono ancora al palo (Abruzzo, Basilicata, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana e Umbria). Alla riunione verrà presentata l’ultima versione del piano Figliuolo modello «catena di montaggio»: punti vaccinali straordinari (Pvts) in palestre, palazzetti e parcheggi di supermercati per raggiungere 672 vaccinazioni al giorno che potrebbero arrivare a 750 con 8 linee di somministrazione aperte 12 ore, un’iniezione ogni dieci minuti. Un modello «non vincolante» ma necessario per gli obiettivi del governo. I Pvts vengono distinti in maggiori, minori e mobili. Sul tavolo anche la revisione delle ripartizioni dei vaccini: da effettuare in base alla popolazione (esclusi under 16 e over 80) e non più sui target.