Un cambio di passo nella lotta al Covid, è la richiesta generale al premier Mario Draghi. La nuova strategia si costruirà in accordo con l’Europa e a partire dal dpcm (il primo post Giuseppe Conte) che varrà dal 6 marzo al 6 aprile, includendo quindi anche Pasqua. «La bussola sarà la salvaguardia del diritto alla salute» ha spiegato ieri il ministro Roberto Speranza, prima al Senato e poi alla Camera. Niente allentamento dei divieti: «È indispensabile dire la verità sull’andamento della pandemia, non ci sono le condizioni epidemiologiche per abbassare le misure di contrasto. In Europa ci avviciniamo a un contagiato ogni 10 abitanti, un deceduto ogni 530 abitanti».

UNA NOVITÀ C’È (anche se già annunciata). Lo scorso autunno il governatore campano Vincenzo De Luca era pronto a chiudere la regione per fermare l’onda post vacanze a patto che il governo ristorasse le categorie, da Palazzo Chigi arrivò un no: ci furono le proteste in piazza e la curva risalì fino al picco dei primi di novembre. Ieri Speranza ha assicurato: «C’è l’impegno del governo a congrui ristori per le attività che stanno soffrendo. Questo deve valere per le mie ordinanze che da ora andranno in vigore dal lunedì e per le misure regionali».

PRUDENZA la parola d’ordine: «5 regioni hanno le terapie intensive sopra la soglia critica e l’Rt medio si avvia a superare l’1 rendendo difficile il tracciamento dei casi – ha spiegato Speranza -. La variante inglese è presente nel 17,8% dei positivi e sarà presto prevalente. Le varianti brasiliana e sudafricana, meno diffuse, sono però più insidiose per la ridotta efficacia dei vaccini». L’Italia, è il messaggio, fa quello che è necessario in linea con gli altri paesi europei che, in alcuni casi, sono addirittura al terzo lockdown generalizzato. Piuttosto, si è scelto il sistema a zone colorare: per fermare le varianti si utilizzano zone arancioni rafforzate o zone rosse (già 25 le richieste).

CAPITOLO VACCINI: «Con l’Ue stiamo esercitando il massimo di pressione verso le aziende affinché aumentino la produzione – ha spiegato il ministro -. D’intesa con la Commissione, stiamo verificando la possibilità di mettere a disposizione impianti per accelerare la produzione. Continuiamo a investire sul sistema industriale italiano della farmaceutica. Ma il vaccino deve essere un bene comune e per tutti, non regge la proprietà dei brevetti».

LA MAGGIORANZA è eterogenea e qualche concessione alle nuove componenti va fatta, in particolare a Matteo Salvini che ha invocato la testa del commissario Arcuri e degli esperti: «La proposta di un portavoce per il Cts è positiva – ha proseguito Speranza -. Tutto ciò che può essere fatto per renderlo più agile e tempestivo è utile al nostro lavoro. Anche l’idea di una comunicazione più univoca può essere positiva». Dal canto suo, Forza Italia ieri ha presentato il suo piano vaccini con tanto di candidato alla gestione, Guido Bertolaso. Il sistema a colori resta ma le regioni chiedono una revisione dell’indice Rt: «Utile favorire un tavolo tecnico – il passaggio sul tema – tra esperti dell’Istituto superiore di Sanità, ministero e governatori per valutare il quadro in cui siamo, stando rigorosamente ai numeri registrati dalla Cabina di regia». Tavolo tecnico che si riunirà stamattina: in videoconferenza Speranza, la ministra Mariastella Gelmini, i rappresentanti di regioni, comuni e provincie proprio per discutere del nuovo dpcm.

RIAPERTURE dei luoghi di cultura e ripresa degli spettacoli tra i nodi da sciogliere: il ministro Dario Franceschini ha portato al Cts, ieri, i protocolli aggiornati dalle categorie, il comparto non ha mai ripreso l’attività a pieno, i lavoratori del settore sono anche i meno garantiti dai ristori, martedì sono scesi in piazza da Nord a Sud. Stamattina si attendono indicazioni anche su questo mentre il Cts apre alla possibilità di dare il via libera da fine marzo e solo in zona gialla. Poi ci sono i ristoratori. Dopo l’uscita del governatore emiliano Bonaccini, ieri i presidenti di Toscana, Giani, e Liguria, Toti, hanno chiesto l’apertura la sera.

SALVINI, mentre il dibattito in parlamento proseguiva sui binari della concordia (con la sola eccezione di FdI), procedeva con la sua strategia di attacco: «L’appello di Draghi a usare toni più pacati? È un’invenzione dei giornalisti. Ci vogliono riaperture graduali in sicurezza per un ritorno al lavoro e alla vita, cosa condivisa anche dal premier. Serve un cambio di marcia, non dico un cambio di squadra». Infine, nonostante abbia riscoperto l’Europa, non si è fatto mancare il richiamo agli anni ruggenti: «Sovranità vaccinale per diventiamo autonomi». La replica è arrivata dal senatore di Leu Francesco Laforgia: «Basta con questa falsa schermaglia tra aperturisti e rigoristi. Non si può stare contemporaneamente al governo e mettersi la felpa per cavalcare la protesta in piazza».