Si dice che gran parte delle fortune e della popolarità del ciclismo derivino dalla vicinanza che mantiene col complesso della società. Già che gli atleti percorrano le stesse strade che percorriamo noi per lavorare, fare spesa, svagarci in montagna o in riviera avvicina lo sport sui pedali alla vita di tutti i giorni.

Le dinamiche del gruppo ricalcano quelle delle nostre società, con l’attitudine dell’antropologo Pratolini si immerse nel Giro del ’47. Gli eroi della bicicletta vantano origini, se non umili, almeno provinciali, e di queste origini mantengono spesso i tic e gli usi, anche quando raggiungono il vertice della popolarità.

La maggior parte di loro, poi, non diventa certo miliardaria a portare borracce su e giù per i propri capitani. Considerazioni che devono essere, per quanto riguarda i tempi più recenti, almeno relativizzate. Essere suiveur spesso significa rimpinzarsi in sala stampa, in corsa non ci si può più stare.

I ciclisti, lamentava negli ultimi tempi Gianni Mura, assomigliano sempre di più ai calciatori nella standardizzazione del linguaggio e degli atteggiamenti. I camper in cui alloggiano sono astronavi, non più le camerate in cui i francesi confinavano Bartali, visto che in corsa ce le suona proviamo almeno a farlo dormir male.

Ogni tanto capita ancora l’eccezione, i contadini ecuadoriani, l’intelligenza dolorosa di Pantani, quella delle cose di Nibali, le spacconate di Sagan. Eccezioni, appunto. E poi gli atleti radiocomandati dalle ammiraglie, con tutti gli ammennicoli che ingessano uno sport nato più degli altri come fantasia e libertà.

Ebbene, sabato mattina la realtà ha fatto irruzione in gruppo, ma se ne sarebbe fatto volentieri a meno: Simon Yates positivo al covid e quindi ritirato. Ecco spiegata la crisi sull’Etna. Il resto della squadra tutto negativo, per ora si tira un sospiro di sollievo, il britannico sta bene.

La tappa, da Giovinazzo a Vieste, fa il verso della costa pugliese, risalendo verso nord prima di ingarbugliarsi nel promontorio del Gargano, separata dal mare solo da bassi muri bianchi e canneti al vento. I big se la prendono comoda, con la mente alle asperità di oggi negli Abruzzi, per i velocisti non c’è pane, Sagan è stanco di mettere alla frusta i suoi per raccogliere le briciole, e va via agile la fuga. Il finale è una gimcana nel Gargano, tra gli evasi di giornata sono in due della Israel, uno dei quali, Dowsett, approfitta di uno stradone dritto per sorprendere la compagnia e, sfruttando le sue doti di passista, trionfa a braccia alzate e piange di felicità.