Qui al co-housing ci raccogliamo insieme. In poche settimane ancora guerra e terrorismo. Ne parliamo e ci sentiamo, come altre volte, in un rifugio. Il Pier scala cime e gira per montagne e bivacchi. A voce bassa intona il suo racconto e siamo dentro quella storia. Camminiamo da ore quando ci appare la sagoma del bivacco. Candele e torce accese, una minestra, voci che rimbalzano sul percorso dell’indomani, e ci accucciamo stanchi sotto coperte di lana. Cresce il buio ed un silenzio irreale. In pieno sonno il primo tuono spacca la notte. Come bombardamenti. Fiammate di lampi precedono i tuoni, sempre più vicini e poi grandine, acqua scrosciante, raffiche di vento. Trema la lamiera del nostro guscio di latta, ma confidiamo che resisterà e cerchiamo piccoli sonni alle nostre paure. All’alba è calma, ma fuori è grigio. Proseguire non è possibile. Caffè fumante, scarponi ai piedi, torniamo a casa sotto un cielo malinconico, ma ci riprendiamo la vita. Ci ricorda il Pier, che anche questo è la montagna. Da secoli gli umani cercano e costruiscono rifugi. Sono cacciatori, pastori, mercanti, militari, monaci, che attraversano valichi e, da inizio ottocento, alpinisti, quando compaiono le scalate. I ricoveri, nascondigli e spioventi di roccia, sono poi costruiti con pietra, legno, lamiera metallica ed oggi realizzati con moderna architettura, quasi spaziali. Di origini antiche, nella cultura umana, il rifugio è riparo dagli affanni, dal peccato, dai nemici, dai rumori, dalle bombe. Chiede l’Ernesto: «Dove sono rifugi da questa guerra e terrorismo planetari?» Si alternano commenti contraddittori sull’attuale situazione: uso delle le armi, strategie politiche. Lola parla del suo lavoro con i rifugiati: «c’è bisogno di un nuovo equilibrio mondiale: troppa povertà e troppa ricchezza». Come terapeuta penso alle storie di dolore incontrate e all’importanza della Resilienza. Resilienza indica la capacità dei metalli di resistere alle forze applicate. In campo psicologico è la capacità di uscire più forti e con nuove risorse dalle avversità, sopravvivere e superare terribili traumi psichici e calamità. Ingredienti per la resilienza sono la speranza, valori culturali e spirituali, condivisione del dolore, sostegno emotivo, coesione, flessibilità. Froma Walsh nel libro «La resilienza familiare» scrive che per i Navajo la fine di un sentiero segna l’inizio di un altro e che la resilienza riguarda quel cammino. Vogliamo crederci in questo piccolo rifugio che diventa laboratorio di cultura per prepararci a quel cammino, anche se fuori ancora è tutto grigio.