Oggi a Roma si manifesterà quello che pensiamo possa essere l’embrione del corpo sociale, culturale e politico unitario di quel soggetto di sinistra che, dalle elezioni europee, tutti stiamo auspicando si possa mettere in moto.

Sono passati alcuni mesi da quel risultato e nel frattempo il disegno del renzismo è andato dispiegandosi con tutti i suoi rischi per la democrazia e per la possibilità di realizzare questa nostra speranza. Il tempo a quanto pare non lavora a nostro favore.

Per questo vogliamo riprendere ciò che ha scritto giorni fa Moni Ovadia e dire che ha fatto bene a provocare una discussione e dire anche che siamo rimasti perplessi della reazione di alcuni compagni/e.

Sarà ben un problema politico se dopo tanti mesi non siamo stati in grado di far fare un piccolo passo in avanti a quel soggetto politico, unitario e di dimensione europea, che il risultato elettorale di Tsipras consegnava a tutti noi. Siamo stati capaci qua e là di fare un convegno o partecipare a una manifestazione, ma non un solo atto significativo che rendesse visibile che esistevamo e stavamo realizzando questo impegno.

Non siamo stati in grado nemmeno di indicare un portavoce che comunicasse all’esterno cosa pensiamo dell’articolo 18, della guerra, della tragedia dell’immigrazione, nemmeno del significato della manifestazione di oggi… che è bene ricordare è uno spartiacque: è contro ciò che rappresenta il governo Renzi.

Moni ha ricordato che quando abbiamo dato vita a Tsipras abbiamo giurato che da quella scelta non si tornava indietro e che da lì doveva nascere quel benedetto soggetto alla sinistra del Pd.

Allora era un giudizio indispensabile sottrarsi oggi, di fronte agli sviluppi che ci consegnano gli eventi, per piccole miserie o autoreferenzialità, pensiamo sia venir meno a una responsabilità storica.

Ci rendiamo conto che non ci sono più margini ne tanto meno alternative?

Renzi, con l’invito a Migliore, pone Sel di fronte al pesante ricatto di entrare nel Pd e annunciando al contempo il premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione, ha detto a chiare lettere che fuori dal Pd non ci deve essere niente. Anzi non ci deve essere neppure il Pd, teniamolo presente.

E noi intanto ci rosoliamo nel discutere aprioristicamente di alleanze?

Renzi è l’asso pigliatutto, Grillo insegue la destra di Salvini e lo scenario è un governo di centro destra con una opposizione di destra.

Nell’appello di Moni noi leggiamo tutta la sollecitazione a darci una mossa, leggiamo il richiamo a guardare il disastro verso il quale marcia la democrazia, la questione sociale e quella ambientale nel nostro paese, con i tagli ai Comuni e alla sanità; a guardare a ciò che si annuncia in Europa e nel mondo: con le guerre, i Trattati di libero commercio, la tragedia dei beni comuni, la liquidazione di tutto ciò che è pubblico; noi leggiamo in quanto ha scritto un forte richiamo al vivere civile e alla dignità umana.
Può essere banale dirlo ma ci si allea e si può essere alleati solo se si esiste come entità autonoma. Se si ha un profilo e una consistenza tale da avere della eventuale alleanza pari dignità non essere un’accessorio. Giurare «a prescindere» su alleanze future a Milano o in qualsiasi parte è ontologicamente sbagliato e per altro impedisce di concludere buone alleanze su programmi e contenuti.

Prima di parlare di alleanze nazionali o metropolitane, noi abbiamo il sacrosanto compito di definirci come soggetto politico, autonomo, nella cultura, nelle aspirazioni, nei contenuti, nelle azioni. In una parola dobbiamo esistere è un problema di subalternità. Rompere con l’eterna sudditanza politica. Rompere con l’eterno ricatto che se non stai con il Pd aiuti la destra. Farlo una volta per tutte, e non per le nostre persone, ma per le migliaia di compagni/e che hanno seguito percorsi come i nostri.

La storia di tutti noi basta per dimostrare che sappiamo scegliere di fronte al pericolo della destra. Altri forse dovrebbero essere interrogati sul perché non c’erano sabato scorso a Milano alla manifestazione contro la marcia della Lega e dei fascisti su piazza del Duomo.

Se la destra cresce in Italia e in Europa, è perché le «sinistre» modello Pd hanno in qualche modo deluso le aspettative.

Se temiamo che Salvini possa vincere a Milano, interroghiamoci: non è perché ad essere un po’ delusi non sono solo Moni Ovadia, e qualcuno di noi ma lo sono molti milanesi democratici e di sinistra?

Segnalare dissensi, ricordiamolo, è necessari e migliora la qualità della sinistra e della democrazia.