Qualche volta capita di vedere una bandiera italiana sopra una casa in fase di costruzione. Sta ad indicare in primis l’orgoglio degli operai per essere arrivati all’ultima «gettata», quella che corrisponde, di solito, alla copertura del tetto, senza alcun incidente nel cantiere. Secondo poi indica che quell’edificio è stato regolarmente autorizzato. Questa consuetudine è stata arrogantemente umiliata alcuni mesi fa in un cantiere situato a Borgo Piave, all’ingresso di Latina. Al posto del tradizionale tricolore è stata apposta una bandiera di Forza Italia. Sembrò apparentemente una goliardata del costruttore, tale Vincenzo Malvaso, originario di Serrata (Reggio Calabria), che nel capoluogo pontino è anche consigliere comunale e provinciale per conto di quel partito. Ma l’umiliazione consisteva, e consiste ancora, nel fatto che i lavori erano molto lontani dalla fase in cui è «ammessa» quell’esposizione; il cantiere non era ancora ultimato e probabilmente non lo sarà più. Da alcune settimane infatti l’edificio è stato posto sotto sequestro dalla locale procura della Repubblica attraverso gli ispettori del nucleo investigativo del Corpo forestale dello Stato, a causa delle gravi irregolarità emerse per la concessione del permesso a costruire. A dimostrazione dell’insopportabile «sgarro», il consigliere Malvaso si sarebbe contraddistinto per una minaccia diretta all’ispettore del Corpo forestale che stava apponendo i sigilli. Gli avrebbe infatti rivolto frasi del tipo «ti ricorderai di me, ti ricorderai bene di me», e ancora «così vi sputo addosso».

Nella città voluta dal Duce il Piano Regolatore attualmente vigente è stato completamente stravolto con cubature che sono già in eccesso per il doppio rispetto alla popolazione residente. È usanza inoltre sfrattare i poveracci ma non i «camerati» mentre può capitare, come nel 2007, di vedere sotto inchiesta (giudice Lucia Aielli, recentemente destinataria di gravi minacce pubbliche di morte) la proprietà della società Key a seguito della vendita ad una casalinga e ad un pensionato, entrambi campani e quasi nullatenenti, ad un prezzo ritenuto troppo basso (2,5 milioni di euro), di un grattacielo in pieno centro. Si continuano però ad edificare palazzi che restano vuoti. Segno evidente che chi investe soldi in tal modo non ha urgente bisogno di un ritorno economico da tale investimento.

Nella Pianura Pontina si sta devastando l’intero territorio, compreso il Parco nazionale del Circeo, in nome di un’economia che potremmo definire malata di «cementismo». Per non finirla qui, nella terra che doveva essere «solcata dagli aratri e difesa con le spade» fatte con lo stesso acciaio, ormai comanda solo quello che tutti chiamano il «partito dei palazzinari». Guarda caso, tra i tanti edifici realizzati di recente c’è n’è uno dove l’attuale sindaco Giovanni Di Giorgi avrebbe comprato un appartamento di più di cento metri quadri da una società di cui è socio proprio Vincenzo Malvaso, ad un prezzo particolarmente conveniente. Il condizionale è presto spiegato.

Su richiesta del pm Gregorio Capasso è stata la gip del tribunale di Latina, Mara Mattioli, nella suo ordinanza di sequestro, a mettere in relazione il presunto acquisto dell’appartamento da parte del sindaco con la variante concessa al consigliere forzista; variante che in realtà nasconderebbe il gigantesco abuso edilizio, visto che vi è stato inserito un enorme premio di cubatura ritenuto illegittimo. L’ordinanza aveva posto pesanti dubbi sull’effettivo acquisto e specificava che comunque questo è avvenuto «a cavallo tra la prima delibera della giunta numero 359/2012 (quando la giunta comunale ha approvato la variante del Ppe di Borgo Piave) e la seconda delibera n. 3/2013 (approvazione definitiva della variante)». Incalzato dall’opposizione, Di Giorgi si è giustificato dicendo che per comprare quell’appartamento avrebbe contratto un mutuo con una banca di Milano e che starebbe regolarmente pagando le rate di 1.350 euro al mese. Aldilà degli aspetti economici, dalla lettura dell’atto notarile risulta che l’edificio dove abita il sindaco di Latina ha ottenuto il certificato di abitabilità dallo stesso Comune per silenzio assenso. Tra l’altro è stato costruito su un terreno appartenuto ad altri costruttori molto vicini a Fi con il solito meccanismo delle perequazioni: cioè cedendo al medesimo Comune le aree sotto le quali i privati hanno realizzato i parcheggi a servizio del condominio. Le perequazioni infatti rappresentano una sorta di bulimia cementificatoria nel capoluogo pontino. Coerente con tale impostazione Di Giorgi dice che anche per quanto riguarda il sequestro dell’immobile a Borgo Piave sarebbe tutto a posto: la cubatura concessa, anche in questo caso con il meccanismo delle perequazioni, è in linea con la legge sul Piano casa. Una legge che per la verità aggiunge cubatura soprattutto la dove ce n’è già tanta. In definitiva nelle ex paludi pontine ormai l’urbanistica è diventata nient’altro che un indistinto assemblaggio di edifici anonimi, costruiti spesso a discapito del verde pubblico, senza alcun governo del territorio e con lo scopo unico di fare soldi: un luogo insomma dove ti permettono di costruire in libertà quello che ti pare. E se ogni tanto ti scappa di issare un beffardo simbolo di Fi dove stai costruendo più o meno legalmente, magari nell’imminenza di una campagna elettorale, va anche meglio. Tanto chi lo sa cosa significa mettere in quel posto la bandiera che identifica una nazione chiamata Italia?