Che cos’è un bestiario? Si tratta di un genere letterario, diffuso soprattutto nel Medioevo, incentrato sulla descrizione di animali. In tali testi, però, più che l’elemento scientifico-descrittivo prevaleva in genere quello fantastico, mitologico, allegorico. Da un lato, spesso, si parlava di animali che non esistevano, dall’altro a questi esseri e a quelli invece realmente esistenti si sovrapponevano spiegazioni ed interpretazioni di tipo simbolico o moraleggiante. Il bestiario, insomma, si risolveva in un viaggio nella fantasia, dunque nella narrazione. Un viaggio che di frequente mirava a dare ordine al caos dell’esistenza, ma che, d’altro canto, poteva anche rimandare alla varietà quasi infinita della vita, alla possibilità per il vivente di crearsi propri percorsi, proprie costellazioni all’interno di quella realtà dominata, almeno apparentemente, dal caos.

PER CHI HA GIÀ FREQUENTATO i racconti di Luigi Ananìa non dovrebbe, allora, rappresentare una sorpresa se questo scrittore, che si dedica anche a produrre vino, con la sua ultima fatica letteraria si cimenti in un Bestiario umano. Storie sugli esseri viventi (DeriveApprodi, pp. 126, euro 14). Si tratta ancora una volta di una raccolta di racconti, accompagnati dalle riflessioni di Nicola Boccianti, che firma anche lui il libro, e dalle illustrazioni di Hitnes.

Qui esseri viventi, persone e animali, si cimentano con la complessità della realtà, o meglio delle realtà, affrontando in genere momenti di cambiamento. Vie ed itinerari dove si intersecano le esistenze di esseri umani e bestie, che spesso confliggono con una realtà preesistente e si vanno a situare in quegli spazi intermedi di luce ed ombra, di delimitato e sconfinato, di repressione e desiderio, di abitudine e novità dove il dicibile diventa in grado di far intravvedere l’indicibile. Il libro si sviluppa in tre diversi discorsi: i racconti di Ananìa, i saggi brevi ma intensi di Boccianti e le splendide ed evocative illustrazioni di Hitnes.

TALI PERCORSI offrono sguardi e suggestioni diverse, inquadrate all’interno delle stesse tre sezioni che, nel susseguirsi dei loro titoli sembrano alludere ad un itinerario ben preciso, oltre che rimandare – come nota Silverio Novelli nella splendida prefazione, quasi un quarto testo aggiunto al libro – alla numerologia medievale e dantesca. Le tre parti, infatti, si chiamano: «Ai confini della realtà», «Complessità» e «Cambiamento».

E soprattutto guardando al titolo della prima sezione non si può sfuggire ad ulteriori suggestioni legate alla serie tv che in originale si chiamava The Twilight Zone, letteralmente «La zona del crepuscolo», termine col quale, in aviazione si designa il momento in cui, durante l’atterraggio, la linea dell’orizzonte scompare sotto l’aereo, lasciando per un attimo il pilota senza riferimenti. Serie in cui, all’inizio di ogni episodio risuonavano le seguenti parole: «C’è una quinta dimensione oltre a quelle che l’uomo già conosce; è senza limiti come l’infinito e senza tempo come l’eternità; è la regione intermedia tra la luce e l’oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l’oscuro baratro dell’ignoto e le vette luminose del sapere: è la regione dell’immaginazione, una regione che potrebbe trovarsi Ai confini della realtà».