La Fiat ieri ha capitolato, la Fiom potrà nominare i rappresentanti sindacali aziendali. La decisione avrà un effetto tutto particolare a Pomigliano, dove nessun metalmeccanico della Cgil lavora nello stabilimento Giambattista Vico, sono tutti in cassa integrazione straordinaria. L’unico modo per loro di varcare il cancello sarà andare alle assemblee sindacali. Fino a ieri per tenere viva la comunicazione con gli operai sulle linee è stato necessario allestire un pulmino per volantinare ai varchi d’ingresso ogni mercoledì: i pochi istanti in cui il foglio passava di mano servivano ad avere notizie su cosa accadeva dentro, ritmi di lavoro, incidenti, lavate di capo fatte dai dirigenti davanti agli operai di turno.

Solo pochi istanti, comunque, perché la vigilanza e i capetti potevano sempre riportare alla direzione lo scambio di battute prolungato come prova di insubordinazione. Persino le due notti bianche, organizzate in occasione dello straordinario non pagato per due sabati di giugno, sono servite a tenere alta l’attenzione sulla fabbrica dove la Fiat aveva proceduto alla «pulizia etnica», mettendo fuori le tute blu Cgil e i Cobas.

Il braccio di ferro andato avanti anche nei tribunali per oltre tre anni ha avuto l’effetto di far abbassare gli iscritti: dei 1.400 attualmente in cig, circa 300 hanno la tessera della Fiom, che di conseguenza dovrebbero indicare circa una decina di Rsa. «Stiamo valutando se confermare i rappresentati nominati a novembre 2012 – spiega Francesco Percuoco, responsabile provinciale del settore auto per la Fiom di Napoli – quando 19 nostri iscritti furono fatti rientrare a lavoro come test driver, per poi tornare subito in cassa integrazione. Rsa che non furono riconosciute dall’azienda in base all’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori, lo stesso ritenuto illegittimo dalla Consulta. Adesso potremo richiedere assemblee e accedere alle bacheche». Naturalmente non sarà una strada in discesa, perché la Fiat potrebbe limitarsi a riconoscere solo le otto ore mensili per fare attività sindacale, riservando tutte le altre agibilità solo alle confederazioni firmatarie.

Il rientro in fabbrica della Fiom avrà al primo punto le prospettive per i lavoratori in cig. L’unica missione produttiva del Vico è la Panda, le vendite sono così basse che il Lingotto ha dato quasi tutto agosto di ferie. In questa situazione, sarà difficile assorbire i 1.400 ancora fuori a cui si sommano i 720 cassintegrati della Pcma (ex Ergom) di Napoli, azienda del gruppo Fiat che produce componenti, e i 316 del reparto logistico Wcl di Nola, impianto del 2008 mai entrato in funzione. Insomma la situazione non è affatto tranquilla.

I sindacati firmatari, però, continuano ad appoggiare la linea filoaziendale: «La Fiat ha sempre detto che ha bisogno di avere certezze sugli investimenti – commenta il segretario regionale della Uilm Campania, Giovanni Sgambati – e in questo modo c’è il rischio che si privilegi, come noi immaginavamo, più una via legale che non l’accordo tra le parti». Come dire: se siamo d’accordo tra di noi le leggi non dovrebbero valere.