Sono stati 16.168 i nuovi casi di Coronavirus ieri in Italia su 334.766 test, il tasso di positività è salito al 4,8%. Alto il numero dei decessi: 469 ieri, per un totale di 115.557 da inizio epidemia. Prosegue, invece, il calo dei ricoveri: le terapie intensive hanno fatto segnare meno 36 ricoverati per un totale di 3.490; nei reparti ordinari 583 in meno, 26.369 in tutto; 484.801 le persone in isolamento domiciliare. La regione con il maggior numero di nuovi positivi è stata la Campania (2.212) seguita da Lombardia (2.153), Sicilia (1.542), Puglia (1.488) e Piemonte (1.439). Dopo due giorni con i frigoriferi mezzi vuoti, ieri finalmente sono arrivate le nuove forniture di vaccini alle regioni: 1,5 milioni di dosi di Pfizer sono state smistate nelle oltre 210 strutture sanitarie in tutta Italia.

Il commissario straordinario Figliuolo ha poi annunciato: «Il premier Draghi mi ha comunicato l’arrivo per Europa in questo trimestre di 50 milioni di dosi Pfizer in più. Per l’Italia vuol dire oltre 670mila dosi in più ad aprile, 2 milioni e 150mila dosi in più a maggio e oltre 4 milioni di dosi in più a giugno. Il piano va avanti così come l’avevo strutturato, a fine mese raggiungeremo il target». Il piano va avanti ma non uguale. Il totale delle forniture Pfizer aggiuntive destinate a noi è di 6.820.000. Una buona notizia ma, dall’altro lato, pesano le altre forniture che non stanno andando bene. Tra aprile e giugno Astrazeneca dovrebbe consegnare 10,04 milioni di dosi (ammesso che rispetti gli accordi) che però vengono adesso destinate agli over 60 e 70 e la crisi di fiducia resta forte. Si valuta il «modello Basilicata»: permettere ai cittadini tra i 60 e i 79 anni di farselo iniettare presentandosi agli hub senza prenotazione.

Al conto totale per adesso vanno tolti i 7,31 milioni di dosi Johnson & Johnson, in attesa di conoscere le raccomandazioni dell’Ema la prossima settimana e la decisione dell’Aifa. Ci sono 184mila dosi J&J ferme nel hub di Pratica di Mare. Anche in questo caso potrebbero finire agli over 60, lasciando quindi scoperte le altre categorie. E infine nel piano Figliuolo sono conteggiati anche 7,31 milioni di dosi del tedesco Curevac che però non ha ancora avuto l’approvazione dell’Ema (per la produzione ha un accordo con Bayer) che dovrebbe arrivare a maggio. Se tutto va bene, sarà una buona notizia perché si tratta di un siero a mRna come Pfizer e Moderna, ma è difficile che le forniture possano arrivare in modo consistente prima di giugno.

I dubbi che stanno sollevando Astrazeneca e J&J rischiano di far calare la fiducia anche nel russo Sputnik V e nell’italiano Reithera. L’Ue sembra aver già preso una decisione: «I vaccini a mRna sono tecnologie che hanno dimostrato il loro valore – ha spiegato ieri la presidente della Commissione, Ursula von del Leyen – stiamo negoziando con Pfizer-Biontech un nuovo contratto da 1,8 miliardi di dosi nel biennio 2022-2023. Se ci saranno varianti resistenti ai vaccini dovremo svilupparne di adattati alle nuove varianti, presto e in quantità sufficienti. Tenendo questo a mente, dobbiamo focalizzarci sulle tecnologie che hanno dimostrato il loro valore: i vaccini a Rna messaggero sono un caso chiaro». Ancora dall’Ue arriva la conferma: «L’orientamento è fare sempre più ricorso ai vaccini a mRna. Preferiti, quindi, a quelli a vettore virale». Oltre a Pfizer, Moderna e Curevac, l’Ue potrebbe puntare anche sullo statunitense Novavax, a base di proteine ingegnerizzate, che ha un accordo per la produzione con la Gsk.