In quello strano Paese che è l’Italia del 2021, capita anche che il Vicepresidente della Regione Toscana scriva ai cacciatori e, dopo averli appellati come «carissimi», si dolga di una decisione presa dalla sua Giunta! È successo pochi giorni fa quando Stefania Saccardi, che è anche assessore regionale alla caccia, ha dovuto dare al mondo venatorio la brutta notizia che non ci sarebbe stata la tanta auspicata preapertura della caccia alla Tortora selvatica. Si è messa al computer e, dopo essersi giustificata in mille modi, ha concluso: «So che questa decisione susciterà delusione e proteste, ma sapete anche che la Regione Toscana è stata, quando ha potuto, decisamente a favore della caccia, anche in periodo di lockdown, facendo scuola in tutta Italia. Oggi però non ci sono le condizioni per una scelta che sarebbe rischiosa dal punto di vista giuridico per i dirigenti, per l’Assessore, per la giunta, e soprattutto per i cacciatori stessi».

In pratica il Vicepresidente di una delle principali regioni d’Italia è affranto perché deve far applicare la legge e non può autorizzare le giornate di «preapertura» alla caccia della Tortora selvatica, un uccello migratore schivo e innocuo per il quale l’Italia rappresenta un’importante area di passo nelle sue migrazioni tra l’Europa e l’Africa. Una specie qualificata a livello europeo «in cattivo stato di conservazione» tanto da spingere l’Ispra a rilasciare pareri di non cacciabilità per la stagione 2021/22 e le Associazioni di protezione ambientale, insieme al Ministero della Transizione Ecologica, a chiedere a tutte le Regioni di sospenderne la caccia considerato che in Italia manca anche uno specifico «Piano di gestione» della specie.

E se la Regione Toscana, seppur a malincuore, alla fine non ha concesso la preapertura della caccia alla Tortora selvatica, altre Regioni non hanno voluto sentire ragioni.

Emblematico il caso dell’Abruzzo. La Giunta regionale ci ha provato ben due volte, lavorando anche a cavallo di Ferragosto, e per ben due volte ha dovuto subire la censura del Tar al quale si sono rivolti Wwf Italia, Enpa, Law, Lipu e Lndc. Risultato: niente preapertura e cacciatori a casa fino al 22 settembre!

E altre vittorie si registrano nei Tar di Marche, Veneto (anche qui doppia), Calabria, Sicilia.

Ma queste vittorie nei tribunali non fermano le giunte regionali che l’anno successivo (o a volte lo stesso anno) ripresentano gli stessi provvedimenti già dichiarati illegittimi. Perché in realtà quello che interessa all’assessore di turno non è far andare a caccia, ma dimostrare che ci si è provato e che se poi non ci si è riusciti la colpa è degli ambientalisti e dei «giudici cattivi»… Certo prima o poi la Corte dei Conti dovrebbe iniziare a chiedersi quanto sia corretto il comportamento di amministratori e dirigenti che ripresentano atti fotocopia di provvedimenti dichiarati illegittimi facendo spendere inutilmente denaro pubblico e tenendo impegnato personale che potrebbe essere meglio impiegato in tanti altri settori.

Le preaperture dovrebbero essere un’eccezione giustificata da particolari situazioni e invece sono diventate la regola, nonostante i pareri contrari degli organi di indirizzo e controllo in materia.

In pratica, quasi tutte le giunte regionali ogni anno a inizio settembre si genuflettono ai cacciatori e provano ad anticipare la stagione della caccia di circa tre settimane rispetto a quanto stabilito dalla legge (terza domenica di settembre). La voglia di correre a sparare è tanta e non saranno certo gli assessori regionali a fermare i loro «carissimi» cacciatori!

Eppure l’intensa ondata di calore che quest’anno ha duramente colpito l’Italia avrebbe dovuto indurre i governatori regionali a prendere misure drastiche per attutirne gli effetti nefasti su natura, agricoltura, aree colpite da incendi, animali selvatici. Per questo le Associazioni ambientaliste avevano chiesto alle Regioni, in particolare a quelle colpite dagli incendi, di sospendere la caccia per salvaguardare fauna e habitat naturali già pesantemente danneggiati.

Pensate che qualcuno lo abbia fatto? Macché. Si chiede lo stato di calamità naturale per gli incendi, ma questo non vale per la fauna che dagli incendi subisce i danni diretti. E così, gli animali scampati alla siccità e agli incendi trovano ad attenderli le doppiette dei cacciatori.
E che dire poi di quelle Regioni che aspettano l’ultimo momento per approvare i calendari venatori? Ci provano un po’ tutte, ma la Regione Sardegna quest’anno si è superata arrivando a fine agosto nonostante la legge quadro in materia ne preveda la pubblicazione il 15 giugno. Un piccolo espediente da «azzeccagarbugli» per cercare di impedire alle associazioni ambientaliste di esercitare in tempo la difesa della fauna davanti al giudice amministrativo (per la cronaca: il ricorso è stato presentato lo stesso!).

Purtroppo le Regioni, invece di gestire la fauna per quello che è, vale a dire «patrimonio indisponibile dello Stato», la gestiscono come se fosse un trastullo a disposizione di una minoranza sempre più piccola, ma ancora molto rumorosa. Ed è incredibile come giunte regionali di ogni colore facciano a gara per accontentare i cacciatori dimostrando una totale incapacità a gestire un bene di tutti senza farsi condizionare dall’interesse di pochi.

* vicepresidente Wwf Italia