A trent’anni di distanza dal massacro del Palazzo di giustizia, il presidente colombiano, Manuel Santos, ha chiesto perdono alle vittime e ai loro famigliari per le violazioni dei diritti umani commesse tra il 6 e il 7 dicembre del 1985.

Allora, a Bogotà, i guerriglieri dell’M-19 assaltarono il Palazzo di giustizia. Le forze militari ripresero possesso dell’edificio compiendo una strage: 98 morti, fra cui 11 magistrati, e 11 scomparsi. Lo scorso ottobre sono stati ritrovati i resti di tre scomparsi. Per quei sanguinosi fatti, alcuni alti comandi militari sono stati condannati a pene tra i 30 e i 35 anni di carcere. Ma i famigliari delle vittime denunciano l’insufficienza delle indagini ed esigono il ristabilimento pieno della verità.

Santos ha anche chiesto perdono per la detenzione e la tortura inflitta ad alcune delle persone arrestate, per le esecuzioni extragiudiziarie, per le scomparse e per i trattamenti crudeli e degradanti commessi dalle forze armate in quei giorni: «Riconosco la responsabilità dello stato e chiedo perdono», ha detto Santos, dando un segnale di pace in vista di una possibile soluzione politica del conflitto armato che dura da oltre 50 anni.