Un malinteso. O una presa in giro. Soltanto a queste due possibilità è riconducibile il senso della vicenda del trattato «anti-spionaggio» che avrebbero dovuto sottoscrivere la Germania e gli Stati uniti. Un impegno assunto pubblicamente dal governo tedesco dopo lo scandalo delle intercettazioni di massa da parte del servizio segreto americano Nsa (National security agency), venuto alla luce grazie alle rivelazioni di Edward Snowden.
Da ieri è chiaro che non se ne farà nulla. Per le informazioni della Süddeutsche Zeitung, riprese da tutta la stampa tedesca, le trattative fra i due governi sono naufragate. Ammesso che di trattative possa parlarsi. Perché, stando ad accreditate ricostruzioni, un vero dialogo fra Berlino e Washington non c’è mai stato. All’opinione pubblica tedesca il governo di Angela Merkel (quello precedente) aveva fatto credere di avere imbastito un serrato confronto «alla pari» con l’alleato d’oltreoceano, di cui garantiva la disponibilità all’accordo. Ma le versioni raccolte negli ambienti che contano dell’amministrazione Usa riferiscono di una situazione diversa.
Una vera intenzione di andare incontro alle richieste di Berlino non ci sarebbe mai stata, e le trattative sarebbero state un’operazione di facciata, utile a far raffreddare la situazione. Evidentemente, l’esecutivo americano ha sempre saputo di non avere nulla da temere dall’indignazione che infiammò, lo scorso ottobre, le classi dirigenti tedesche. Quando, cioè, si venne a sapere che lo spionaggio generalizzato non risparmiava nemmeno il cellulare della potentissima cancelliera democristiana, intercettato grazie ad apparati installati addirittura sul tetto dell’ambasciata Usa nel cuore della capitale della Repubblica federale, a due passi dalla Porta di Brandeburgo e dal Regierungsviertel, il quartiere governativo. «Inaccettabile», «non ci si comporta così fra alleati e amici»: queste erano state le dichiarazioni dei portavoce del gabinetto Merkel, che lasciavano trapelare la massima irritazione. Tanto rumore per nulla. Di fronte ai giornalisti, ieri il ministro degli interni Thomas De Mezière (Cdu) si è limitato a sostenere che «la trattativa continua». Ormai non ci crede più nessuno: non solo le opposizioni (Linke e Verdi), ma anche un autorevole democristiano come il presidente della commissione affari interni del Bundestag, Wolfgang Bosbach, ha usato toni molti critici. «Non posso credere che l’amministrazione Usa pensi che per noi la questione del trattato anti-spionaggio possa essere archiviata così facilmente», ha affermato Bosbach ai microfoni della tv pubblica Ard.
Così sarà, invece, perché l’intelligence americana ha fatto sapere di non voler rinunciare alla facoltà di spiare chiunque desideri, cancelliera compresa. Condizioni che rendono impossibile per i tedeschi firmare un trattato «anti-spionaggio» che non sia una barzelletta.