È bene che i lettori di la Repubblica lo sappiano: il giornale che comprano tutti i giorni sostiene Matteo Renzi e il Sì al referendum del 4 dicembre. Eugenio Scalfari, fondatore del giornale, ha iniziato da tempo questa campagna a favore di Renzi con i suoi attacchi all’amico Zagrebelsky.

Esaltando l’«oligarchia democratica» e l’utilità e necessità che «pochi siano al volante». Tutto questo era già chiaro da quando Scalfari scriveva (una tattica efficace, bisogna riconoscerlo) di non avere ancora deciso tra il Sì e il No anche se era facile capire la sua scelta per il Sì.

Poi, con l’editoriale di domenica scorsa 23 ottobre ha messo in gioco per il Sì anche l’attuale Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, scrivendo: «Il Presidente è favorevole al referendum istituzionale che pone fine al bicameralismo perfetto». E mi pare ovvio che il Presidente non può far altro che tacere, poiché una sua eventuale smentita potrebbe significare che intende votare No e Mattarella, con il suo silenzio, ha voluto tenersi fuori da questa brutta faccenda della nostra sofferente democrazia.

Così, dopo Obama, Scalfari schiera anche Mattarella tra i sostenitori del Sì e del nostro Renzi, attivo rottamatore della Repubblica democratica. Ci manca solo che Scalfari, che ama raccontarci delle sue telefonate con personaggi di primo piano, non ci venga a dire che anche il Papa lo ha confortato dicendogli che voterà Sì.

Dobbiamo prendere atto di questa impegnata campagna di Repubblica a favore di Renzi e del Sì al referendum, chissà cosa ne pensano i lettori del quotidiano.

Per concludere vorrei dire che come giornalista del manifesto e antico lettore dell’Espresso e di Repubblica, questi ultimi due una volta non governativi, faccio appello alla resistenza (questa parola ci torna in mente) contro questa deriva antidemocratica e autoritaria: «Solo pochi al volante» e tutti gli altri passeggeri che pagano il biglietto, ma non hanno voce in capitolo.