Mancano quattro giorni alla manifestazione Notav che ha il compito di respingere la potente spallata che un vasto mondo torinese, e non solo, ha portato lo scorso 10 novembre nella centrale piazza Castello.
L’evocazione, da parte dei proponenti, della marcia dei quarantamila ha smosso significati profondi che ancora bruciano nonostante gli anni, le decadi, ormai passate. Oggi come nel 1980 il cazzotto ricevuto è stato potente, questa volta si è deciso di rispondere mettendo in pratica le parole che furono di Pier Carniti: «Sono stati bravi e venire in quarantamila. Noi saremo almeno il triplo».

È NATA QUINDI una corsa a organizzare incontri e dibattiti, volti a stimolare e allargare il mondo No Tav, arricchendo di contenuti la storica lotta contro la Torino-Lione. Questa sera alla Gam si confronteranno sul tema docenti, sindacalisti ed esperti come Luca Mercalli. Domani e venerdì, al Campus Einaudi, si terrà un articolato convegno, organizzato dagli studenti, sul Tav come questione ambientale e politica.

La nuova marcia dei presunti quarantamila è suonata come una brutale sveglia in un momento di stanca del movimento No Tav, che ha di fronte un governo «non amico», ma in cui moltissimi si riconoscono. Una buona parte dei parlamentari piemontesi del M5S ha camminato lungo la Val di Susa durante gli infiniti cortei di protesta. Tuttora il mondo No Tav, anche quando fa la voce grossa contro il governo, spera che possa giungere, con la valutazione costi benefici, lo stop al tunnel di base e, quindi, l’alt ai mega cantieri che invaderebbero la Valle.

MA TUTTI SONO consapevoli che, al di là della valutazione che dovrebbe ovviare a una decisione politica del M5S di governo, per fermare un’opera pretesa dal «mondo che conta» sarebbe necessaria altra forza e determinazione. Quel mondo ha eletto Torino a buco nero del consenso pentastellato dopo la votazione di un ordine del giorno No Tav che in realtà non ha alcuna ricaduta reale sulla realizzazione dell’opera. L’incontro organizzato da Confindustria lunedì nel capoluogo piemontese, a cui hanno partecipato dodici sigle del mondo produttivo, ha sancito la rottura tra il sistema produttivo e una parte del governo. Che per altro tenta di smussare, pubblicando accorati appelli a incontri e chiarimenti, come hanno fatto Chiara Appendino a Torino e Giuseppe Conte a Roma.

LA MANIFESTAZIONE di sabato – partenza da piazza Statuto alle 14 arrivo in piazza Castello – ha quindi anche lo scopo di spegnere le tentazioni di resa con qualche condizione da parte dei pentastellati al governo. Tentazione che trova carburante nell’ascesa senza freni della Lega di Matteo Salvini, che non perde giorno per ribadire che le grandi opere, lui, le vuole tutte. La soluzione di cui si parlava un mese fa, sostituita da un impenetrabile silenzio negli uffici del ministro Toninelli, ovvero la conferma del tunnel di base e la cancellazione della tratta nazionale, sarebbe vissuta come un tradimento.

Ieri, Toninelli ha annunciato un accordo con la Francia per lo slittamento dei termini di pubblicazione dei bandi di gara sulla Torino-Lione, per appalti di circa 2 miliardi di euro. «La Francia – ha affermato il ministro – condivide il nostro metodo e l’opportunità di una analisi costi-benefici approfondita e finalmente obiettiva sul Tav Torino-Lione. A margine del Consiglio Ue dei Trasporti, ho siglato con la mia omologa di Parigi, Elisabeth Borne, una lettera per chiedere congiuntamente a Telt, il soggetto attuatore, di pubblicare oltre la fine del 2018 i bandi dapprima attesi a dicembre».

A STRETTO GIRO di posta, il governatore del Piemonte Sergio Chiamparino, da sempre sostenitore dell’opera, ha replicato: «Mi auguro che le parole del ministro Toninelli significhino che domani (oggi, ndr), nell’incontro con i rappresentanti delle categorie economiche, il governo annuncerà lo sblocco dell’opera all’inizio del 2019. Perché è chiaro anche in inglese: time is over, il tempo è scaduto». In serata, il ministero delle Infrastrutture ha precisato che il rinvio della pubblicazione dei bandi Telt «congela di per sé qualunque aspetto della procedura». Da qui a sabato non è detto che non ci siano ulteriori giravolte.