Sorpresa ‘verde’ in vista nelle elezioni europee in Irlanda. I primi exit poll pubblicati dopo il voto di venerdì danno il candidato dei verdi Ciarán Cuffe largamente in testa nella circoscrizione di Dublino. Il partito ecologista era quasi scomparso nel 2011, dopo una disastrosa elezione in cui aveva perso tutti i rappresentanti in parlamento, venendo punito dagli elettori per aver partecipato a una coalizione di governo che aveva implementato durissime misure di austerità ancor prima dell’arrivo della Troika a Dublino a fine 2010. Se all’elezione quasi certa di Cuffe si aggiunge il fatto che i verdi potrebbero eleggere altri due eurodeputati (su un totale di tredici per l’Irlanda) il risultato appare davvero sorprendente e superiore a quanto previsto dai sondaggi pubblicati prima del silenzio elettorale. Segno che le tematiche ecologiste hanno assunto particolare importanza nel dibattito irlandese, specie nei giorni prima del voto. Gli exit poll proiettano anche i Verdi al 9% nelle elezioni locali, anch’esse tenutesi venerdì.

Al momento il buon risultato del Green party è l’unico dato politico certo che si può desumere dagli exit poll, perché i rimanenti seggi appaiono di più incerta attribuzione e da questo dipenderà la valutazione complessiva del voto. I due partiti di centro-destra Fine Gael (al governo) e Fianna Fáil, (all’opposizione), che storicamente si alternano alla guida del paese, stando agli exit poll ottengono la maggior parte dei voti a livello locale (23% ciascuno). A livello europeo però le cose cambiano, perché mentre il Fine Gael (schierato con il Ppe a Bruxelles) potrebbe ottenere quattro eurodeputati, il Fianna Fáil (Alde) rischia di averne soltanto uno, pagando la scelta di presentare più di un candidato in alcune circoscrizioni.

A sinistra, arretra a livello locale il partito repubblicano di sinistra Sinn Féin (Gue-Ngl), che vedrebbe interrotto un trend di crescita che va avanti da diversi anni. Per il partito si tratta del primo test elettorale significativo dopo la fine della leadership di Gerry Adams. Il Sinn Féin dovrebbe però essere in grado di difendere almeno due dei tre seggi all’europarlamento ottenuti nel 2014, mentre è a rischio quello della circoscrizione di Dublino, detenuto da Lynn Boylan. Al futuro gruppo della sinistra nel parlamento europeo potrebbe aggiungersi qualcuno dei tre candidati indipendenti che, stando agli exit poll, sono ancora in corsa nelle rispettive circoscrizioni elettorali. Il Labour Party (S&D) confermerebbe il suo pessimo stato di salute, non eleggendo alcun eurodeputato e fermandosi al 6% a livello locale.

Al di là della crescita dei Verdi, che rifletterà con ogni probabilità un trend complessivo a livello europeo, è difficile trarre indicazioni per la tornata elettorale che si conclude oggi dal caso irlandese, storicamente un’anomalia nel panorama politico europeo. Ne è un esempio la questione migratoria: benché il razzismo sia un problema ben presente nella società irlandese e benché alcuni candidati indipendenti di destra abbiano provato a farvi leva, non vi è ad oggi alcun partito affermato o emergente che abbia fatto della lotta all’immigrazione la propria bandiera elettorale.

Infine, gli exit poll hanno confermato che la tendenza verso la secolarizzazione dello stato irlandese sembra ormai inarrestabile. Nel referendum per rendere la legge sul divorzio meno restrittiva, riducendo la durata minima della separazione da quattro a due anni e rendendo più facile il riconoscimento del divorzio all’estero, l’87% degli elettori avrebbe votato a favore.