Con 834 casi confermati e 9 decessi, l’epidemia di Covid-19 avanza anche in Ghana. Nonostante il contagio non abbia ancora raggiunto dimensioni drammatiche, lo spettro della recessione è già dietro l’angolo, persino nel Paese tra i più forti per crescita economica dell’intero continente africano.

LA QUARANTENA OBBLIGATORIA è stata imposta solo sulle aree più interessate dal contagio, quelle metropolitane della capitale Accra e di Kumasi, seconda città del Paese. A partire da lunedì scorso è stata estesa di un’altra settimana con la possibilità di proroghe. All’annuncio delle restrizioni, il 30 marzo, è seguita la fuga verso le regioni del nord. Le autorità hanno bloccato per giorni i camion in uscita da Accra, al cui interno sono state trovate stipate centinaia di persone, spesso nascoste sotto mercanzia varia, prese dal panico di non poter più sostentarsi nella capitale.

La scelta del lockdown selettivo nasce dalla precisa volontà del governo di evitare il tracollo economico, ma anche nelle regioni prive di quarantena le maggiori imprese hanno notevolmente rallentato i ritmi di lavoro. «Pur non avendo alcun vincolo, una buona parte del personale è stata mandata in ferie forzate, per ridurre le presenze in cantiere come prevenzione» dichiara da Takoradi, nella Regione Occidentale, Marco Casano, ingegnere di una società appaltatrice della costruzione della ferrovia nazionale. «Anche in caso di future restrizioni, questo settore non verrebbe comunque fermato poiché strategico, ma la nostra produttività è al minimo».

CROLLA LA PREVISIONE DI CRESCITA del +6.5% del Pil, indicata per il 2020 dal Fondo monetario internazionale (Fmi), al +1.5%, la più bassa degli ultimi 40 anni. Dopo la storica decisione del governo di rinunciare agli aiuti del Fondo a partire da aprile 2019, la settimana scorsa il presidente Nana Akufo-Addo ha richiesto e ottenuto l’ok a un prestito di 1 miliardo di dollari. È il più ingente mai erogato al Ghana dal Fondo e tra quelli concessi, sinora, ai Paesi africani per contrastare il Coronavirus.

Mentre le zone centrali di Accra sono pattugliate dai militari, nelle periferie cresce l’allarme per il rischio d’impennata dello sfruttamento dei minori. «Temiamo che in questo periodo, in cui le scuole sono chiuse e i ragazzi stanno a casa, l’uso di manodopera minorile aumenti a dismisura» spiega Bright Fiatsi, direttore della Cheerful Hearts Foundation, organizzazione no-profit che si occupa di diritti umani e ha sede a Kasoa, municipalità della capitale. Qui la quarantena ha azzerato anche l’attività sul campo degli operatori umanitari. «Non potendo uscire per lavorare, è facile che le famiglie più povere lascino che i figli vengano impiegati soprattutto nel settore alimentare, che rimane attivo. I minori sfuggono facilmente ai controlli, e in questo caso anche alla nostra supervisione».

IL GOVERNO, NEL FRATTEMPO, ha varato un pacchetto di misure anti-crisi per le zone in quarantena, che, tra le altre cose, cancella per 3 mesi le tasse agli operatori sanitari e concede loro un bonus del 50% del salario fino a giugno. L’acqua corrente e l’elettricità sono erogate gratuitamente per un trimestre, mentre nei quartieri disagiati è cominciata la distribuzione di pasti caldi e di acqua potabile con apposite autocisterne. Il ministero della Comunicazione ha inoltre annunciato il lancio di un’applicazione per segnalare casi sospetti di contagio e tracciarne i movimenti. Nel Paese, però, la diffusione di smartphone si ferma al 30% circa.

INTANTO, A DANSOMAN, periferia degradata di Accra, il clima è teso. Un abitante del quartiere racconta: «L’acqua arriva una volta al giorno, ma non basta per tutti. Ieri non sono neanche riuscito a prenderla dopo aver aspettato ore».