La Sentenza definitiva della Cassazione che condanna i ministeri della Difesa e dei Trasporti a risarcire l’Itavia, compagnia del DC9 precipitato a Ustica ha intanto un grande valore morale perché riconosce dignità ad una impresa privata e dà giustizia ad un imprenditore – Aldo Davanzali- che era stato perfino denunciato dal procuratore di Roma Giorgio Santacroce perché aveva difeso la sua società e sostenuto, nel 1980, la tesi del missile.

Ma su questa sentenza vanno, a mio parere, aperte alcune riflessioni: la più immediata deve portare a chiedere ai ministeri, ritenuti per l’ennesima volta colpevoli, perché ostinarsi in ricorsi che vengono immancabilmente rigettati invece di aprire una riflessione seria, un chiedere conto, a chi, militare in servizio, ha messo in atto tutti i comportamenti che portano alle condanne. E sono comportamenti già portati alla luce dalla sentenza ordinanza del giudice Priore, per capirci tutti i reati individuati e, non solo ai vertici, ma in tutte le strutture periferiche.

Ma per ritornare al cuore della vicenda Ustica, che la sentenza civile inquadra, la società Itavia è portata al fallimento perché l’unica causa dell’incidente, della caduta del DC9, che viene “accreditata”, è quella del cedimento strutturale, in ogni modo suggerita dall’Aeronautica. E allora oggi, lette tutte le documentazioni della sentenza ordinanza di Priore, “avvicinatisi” alla pur parziale documentazione resa disponibile con la Direttiva Renzi si può raccontare la situazione subito dopo la tragica notte del 27 giugno: era immediatamente disponibile un tracciato radar che doveva almeno far “sospettare” un attacco in cielo al DC9 Itavia, e infatti fu subito fatto circolare manomesso. E inoltre, nei momenti antecedenti alla tragedia gli avieri in servizio avevano espresso preoccupazione per gli aerei militari che circolavano nell’aerea.

Erano a disposizione fin da subito la documentazione sullo “stato di salute” del velivolo, appena accuratamente revisionato. Quindi un velivolo totalmente sano, attorno al quale vi sono inquietanti segni di presenze aeree se non addirittura di attacchi e che poi ci mostra al suolo, nei relitti, segni di impatto violento. Ma nonostante tutto questo si parla di cedimento strutturale. Ripartiamo oggi dalle considerazioni che si trovano già nelle relazioni della Commissione Stragi del Senatore Gualtieri; la scelta del cedimento strutturale, voluta dall’aeronautica è quella che affossa la verità. È nascondersi dietro la facile ovvietà che gli aerei cadono. Ma ben diversa sarebbe stata la strada per la verità se si fosse subito informato il governo, la magistratura, l’opinione pubblica che si poteva trattare di un duello aereo, o anche di una esplosione. Ben altra strada, ben altro vigore avrebbero segnato le indagini!

Oggi rendiamo onore all’Itavia, al suo presidente Davanzali, ma continuiamo a denunciare che la verità è stata artamente ostacolata e pretendiamo comportamenti adeguati dal governo e dai ministeri condannati.