Oggi Putin riceverà al Cremlino i membri della Duma e del Consiglio della Federazione, i due rami del parlamento. I temi in oggetto sono la Crimea e la città di Sebastopoli, nel cui porto ormeggia la flotta russa sul Mar Nero. Putin darà ai deputati indicazioni per la riunione della Duma di venerdì, quando si discuterà dell’adesione alla Russia da parte della penisola. Nel frattempo ieri ha firmato un decreto presidenziale che riconosce la Crimea come Stato indipendente.

E i primi provvedimenti presi da Simferopoli, lo spostamento del fuso orario e l’adozione del rublo (fino al 2016 conviverà con la hryvnia)confermano il processo. C’è ora da capire, in termini legali, se Putin lascerà la Crimea indipendente, ma senza assorbirla. Come fu con Abkhazia e Ossezia del sud dopo la guerra con la Georgia. C’è poi la questione di Sebastopoli, strategicamente decisiva, che consiglia di aggredire i tempi. Mosca, incamerando la Crimea, potrà liberamente disporre del porto. È evidente che la Crimea è anche una pedina da usare su altre scacchiere. Putin ha messo tutti davanti al fatto compiuto e attende, ora, che europei e americani facciano le loro mosse. Vuole capire a che altezza vorranno posizionare l’asticella. Le sanzioni varate ieri sono di portata limitata, colpiscono 21 persone: politici della Crimea e seconde linee di Mosca. Non figurano restrizioni commerciali. L’occidente intende negoziare, è probabile che Putin voglia lo stesso.

Ma come intessere la trattativa? Dal punto di vista russo ci sono quattro snodi sensibili. Il primo è evitare una guerra finanziaria, fatta di dogane sigillate e ritorsioni energetiche. Putin ha messo quest’eventualità in conto. È pronto a incassare il colpo e a restituirlo.

Il secondo aspetto riguarda l’Ucraina. Si parla di federalizzazione. Dopo quello che è successo, potrebbe essere l’opzione capace di tenerla unita e ristabilire la calma nelle regioni dell’est, dove pro-Majdan e filorussi si stanno sparando addosso. Va tuttavia capito su quale base lavorare, dato che Mosca non riconosce il governo di Kiev. L’opzione referendaria a est,resta in piedi. Terzo passaggio: gli equilibri nello spazio post-sovietico. Mosca pretende che l’Ucraina non diventi un avamposto occidentale.

Nel colloquio di qualche giorno fa con l’omologo russo Lavrov, Kerry, s’è detto disposto a rispettare gli interessi legittimi della Russia nell’ex repubblica sovietica. Potrebbe scaturirne un accordo sulla neutralità di Kiev, che la faccia vivere in armonia con i suoi vicini europei e russi, fissando con paletti chiari il limite della proiezione occidentale a est. I rapporti internazionali, infine. Putin guarda allo scenario globale. Vuole blindare il rango da potenza della Russia. Saranno disposti, gli americani, a riconoscerglielo? A tutto questo va aggiunto il fronte domestico. Mosca dovrà gestire bene l’acquisto della Crimea, evitando che il principio di autodeterminazione, a cui sostiene di essersi rimessa, fornisca pretesti al separatismo islamista del Caucaso settentrionale.