Ancora un’altra notte all’aperto, ieri sotto tende minuscole o ripari di fortuna per centinaia di migranti accampati da giorni al valico di Maljevac, presso Velika Kladusa, al confine fra Bosnia-Erzegovina e Croazia. Vogliono a entrare in Croazia, per poi continuare il percorso verso altri Paesi Ue dell’Europa occidentale. Ma le forze di polizia croate e bosniache impediscono loro di attraversare la frontiera, e due giorni fa si sono registrati incidenti e scontri fra migranti e polizia croata e bosniaca.

Per i media bosniaci, la notte a Maljeva sarebbe stata tranquilla, ma nell’area la situazione resta tesa. Il valico è sempre chiuso, con i croati disposti a riaprirlo solo se tutti i migranti saranno stati mandati viai dalla terra di nessuno. Sempre secondo i media, una operazione di rimozione e trasferimento dei profughi avrebbe dovuto svolgersi ieri: i migranti trasportati da autobus avrebbero dovuto essere portati nel nuovo centro di accoglienza – previsto dalle autorità locali dopo lunga trattativa con i comuni interessati – alle porte di Bihac, a sud di Velika Kladusa, lungo il confine con la Croazia. È un’ex fabbrica, e potrà ospitare fino a 1.200 persone.

Ieri notte la polizia bosniaca avrebbe fermato a Bihac 52 migranti giunti da Sarajevo. Sarebbero stati rapidamente fatti salire su autobus e rimandati indietro a Sarajevo (capitale della Federazione croato-musulmana e delle istituzioni comuni alle tre etnie secondo il Patto di Dayton dopo la guerra fratricida degli anni Novanta).