Il 26 agosto 2015 aveva infranto clamorosamente un tabù, direttamente dal podio di Rimini indifferente ai fischi della platea: «Comunione e Liberazione, la più potente lobby italiana, ha trasformato l’esperienza spirituale in un paravento di interessi personali, finalizzati sempre e comunque al denaro e al potere». Mattia Fantinati, 43 anni, ingegnere veronese, è appena diventato sottosegretario alla Pubblica amministrazione. Come tutti gli altri esponenti del M5S, non è ospite gradito all’edizione numero 39 del Meeting per l’amicizia tra i popoli.

Dal 19 al 25 agosto nel quartiere fieristico riparte invece la processione della politica fedele alla «lobby»: da Romano Prodi a Fausto Bertinotti, dal presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani a quello del Trentino Ugo Rossi, dal governatore della Lombardia Attilio Fontana al sindaco di Firenze Dario Nardella. Il Meeting di Rimini si conferma lo specchio del governo della sussidiarietà nazionale. Immancabile l’Intergruppo parlamentare al servizio della Fondazione ciellina, mentre sono già confermati i ministri Enzo Moavero Milanesi (Esteri) e Marco Bussetti (Miur). La delegazione leghista sarà capeggiata dal sottosegretario di palazzo Chigi Giancarlo Giorgetti; il Pd schiererà David Sassoli, vice presidente del parlamento di Bruxelles; Forza Italia si affiderà a Giovanni Toti, governatore ligure.

Comunque sarà anche il Meeting delle assenze ingombranti e delle grandi manovre. Roberto Formigoni ormai imbarazza il «popolo ciellino» più dei suoi guai giudiziari, immobiliari e finanziari. Peggio ancora l’ex monsignor Mauro Inzoli: presidente del Banco Alimentare e sacerdote carismatico è stato condannato a 4 anni, 7 mesi e 10 giorni di reclusione per otto episodi di abusi sessuali su cinque ragazzi fra i 12 e i 16 anni commessi dal 2004 al 2008. Spetta invece alla Compagnia delle Opere tirare le fila del business oltre la crisi: sanità, logistica, turismo e cooperazione sono i settori in cui i ciellini concentrano gli interessi.

Formalmente, il tema del Meeting combacia con la domanda che apre la Regola benedettina («Chi è l’uomo che vuole la vita e desidera vedere giorni felici?»). Nella sostanza, la fraternità ciellina punta a confermarsi chiesa nella chiesa di papa Francesco e «partito convincente» nello Stato di perenne debolezza. Lo conferma la presentazione dell’edizione 2018 nella cornice dell’ambasciata italiana in Vaticano: Pietro Sebastiani ha aperto volentieri palazzo Borromeo a Emilia Guarnieri, che da sempre incarna il Meeting. Al tavolo Louis Raphaël I Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei che oggi diventa cardinale, il presidente dell’Agenzia spaziale Roberto Battiston e il ministro dell’istruzione Bussetti.

A Rimini si rifletterà su Giobbe con il presidente di Cl Julián Carrón, Mario Melazzini (direttore di Aifa) e il filosofo Salvatore Natoli, introdotti dalla presidente della Rai Monica Maggioni. Ma il Meeting metabolizzerà perfino il mitico ’68 grazie alla storica Maria Bocci, al direttore di Repubblica Mario Calabresi, a Aldo Brandirali che fu di «Servire il popolo» e all’ex brigatista Franco Bonisoli. Infine, va segnalato l’appuntamento con l’informazione cui parteciperanno Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, Lucia Annunziata, il direttore delle news di Tv2000 Lucio Brunelli e Francesco Piccinini di Fanpage.it.