È stato infine liberato Herman Wallace, ex membro delle Pantere Nere recluso da oltre 40 anni in isolamento. Ma secondo alcune fonti gli rimarrebbero da vivere solo pochi giorni, al massimo settimane. A Wallace lo scorso giugno è stato infatti diagnosticato un tumore al fegato e da qualche giorno i medici hanno sospeso le terapie. Dal penitenziario di stato St.Gabriel è dunque uscito in ambulanza, ma salutando a pugno chiuso.

La sua scarcerazione si deve a un giudice di Baton Rouge, Brian Jackson, che ha rigettato la richiesta dello Stato della Louisiana di evitare il ribaltamento del processo svoltosi nel 1974. Il giudice ha ordinato la liberazione immediata di Wallace e stabilito che dovrà essere celebrato un nuovo processo, dal momento che all’epoca le donne furono escluse con una decisione incostituzionale dalla giuria che condannò l’uomo.

Herman Wallace, 71 anni, prese l’ergastolo per aver accoltellato a morte Brent Miller, una guardia carceraria 23enne, durante una rivolta. Ma lui ha sempre negato, sostenendo di essere stato colpito per aver formato un gruppo legato alle Pantere Nere nel carcere, nel 1971, e animato dimostrazioni e scioperi per ottenere migliori condizioni di detenzione. All’epoca stava scontando una condanna a 50 anni per rapina a mano armata nel carcere di Angola, nel penitenziario di stato della Louisiana. Il suo caso è appunto noto come «Angola 3», perché con lui venenro accusati e condannati anche Robert King e Albert Woodfox. Il primo è stato rilasciato nel 2001, dopo 29 anni di isolamento: nel ribaltamento della sentenza era stato riconosciuto colpevole solo di cospirazione a scopo di omicidio. Il secondo invece resta rinchiuso nel penitenziario, in isolamento, con un’ora d’aria al giorno.

La vicenda di Wallace e quella dei suoi due compagni di dentenzione, a loro volta membri delle Black Panthers, ha nel corso degli anni attirato l’attenzione di diversi gruppi per la difesa dei diritti civili. Amnesty International aveva consegnato al governatore della Louisiana, Bobby Jindal, una petizione firmata da 65mila persone di tutto il mondo per chiedere la fine del regime di isolamento. Secondo Amnesty «questo passo della giustizia arriva tragicamente mentre Herman sta morendo». E in ogni caso «nessuna sentenza può cancellare le condizioni carcerarie crudeli, inumane e degradanti che ha sopportato per oltre 41 anni».

L’avvocato di Wallace, George Kendall, riferisce che l’uomo spera che «il processo aiuti a fare in modo che altri smettano di subire un simile trattamento dopo che lui sarà morto». Il procuratore di Baton Rouge, Hillar Moore, presenterà appello contro la decisione del giudice Jackson.