Il tribunale di Napoli ha dichiarato il fallimento della società «Bagnoli futura», che da 12 anni si occupava della trasformazione urbana di Bagnoli, uno dei siti più belli del mondo che fu per decenni un’area industriale.

Alla «Bagnoli futura» nel 2002 venne affidato il compito di bonificare i suoli, effettuare le opere di urbanizzazione (fogne, strade, attrezzature pubbliche) e, una volta valorizzati i suoli, di venderli ai privati che ci avrebbero potuto costruire le volumetrie previste dal piano. Fu così affidata alla «Bagnoli futura» la realizzazione di un piano industriale privo di qualsiasi senso economico; questa società avrebbe dovuto sobbarcarsi di tutte le operazioni costose (bonifica, infrastrutture e attrezzature), lasciando ai privati (cui sarebbero stati venduti i suoli) la parte più redditizia dell’operazione, ossia il profitto dell’immobiliarista. Non esiste una sola società di trasformazione urbana in Europa cui sia stata affidata una missione così antieconomica. Si può dire che la «Bagnoli futura» fosse destinata a fallire. A questo si è poi aggiunta l’incapacità di tutte le amministrazioni che si sono succedute sino ad oggi di gestire un’operazione complessa come la trasformazione urbana di un sito ex industriale. E il fallimento è divenuto inevitabile.

Non esiste questione che sia sorta a Bagnoli che non si sia trasformata in un groviglio giuridico-amministrativo inestricabile e non abbia presentato aspetti paradossali. Penso all’esproprio dei suoli ex Ilva che fu annullato dal Tar (perché fatto dal comune in una forma così grossolana che si ebbe pudore persino ad appellare la sentenza al Consiglio di Stato); ciò che costrinse il comune ad acquistare a caro prezzo (circa 70 milioni di euro) quei suoli (ancora inquinati, si badi!) dal proprietari (su cui sarebbe invece dovuto gravare l’onere della bonifica, in base al principio del «chi inquina paga»). Penso alla infinita vicenda della bonifica di questi suoli, affidata inizialmente a una società di Stato nel 1996 (che spese circa 300 miliardi delle vecchie lire, ma per garantire continuità al lavoro degli ultimi operai Italsider, piuttosto che per bonificare). Per questo il compito del disinquinamento venne poi affidato alla «Bagnoli futura» (che ha speso cifre ancora più ingenti) che avrebbe bonificato circa due terzi dell’area. Il condizionale è d’obbligo perché questa bonifica è oggetto di un’inchiesta della magistratura, che ne contesta la bontà. Dagli atti giudiziari emergerebbe che dopo la bonifica, in alcuni punti, le cose si siano addirittura aggravate. Sono stati rinviati a giudizio amministratori del Ministero dell’ambiente, del Comune di Napoli e della stessa «Bagnoli futura».

Anche l’attuale amministrazione non è esente da colpe. Benché in campagna elettorale avesse denunciato gli sprechi e le inefficienze di questa società, raccogliendo così un forte consenso proprio a Bagnoli, una volta insediata non ha fatto altro che continuare il fallimentare disegno delle precedenti giunte di centro-sinistra. Scelleratamente, poi, nel 2012, questa amministrazione ricapitalizzò la «Bagnoli futura» (con finanze oramai allo stremo) attraverso il conferimento ad essa di opere pubbliche realizzate con fondi comunitari, che adesso saranno aggredite dai creditori.

Si tratta certamente di un fallimento per l’intera città, soprattutto per un ex quartiere operaio cui era stato promesso un risarcimento (un parco verde e il ripristino della spiaggia) per aver sopportato per anni un’industria inquinante, e che si trova oggi in un quartiere ancora degradato, con suoli e mare che non si sa neppure se sono più inquinati di prima.

Il fallimento di «Bagnoli futura» coincide con quello di un’intera classe dirigente senza qualità, locale e nazionale, pubblica (Ilva; Fintecna), e privata (industriali e costruttori presenti nel consiglio di amministrazione della società). Per amore di verità ricordiamo che c’è stato anche chi ha con umiltà e spirito di servizio ha proposto la strada da seguire, restando isolato. Questo non serve a cambiare la situazione, ma almeno a mettere tutti sugli attenti: le soluzioni al disastro attuale saranno date da chi lo ha prodotto o da chi ha tentato invano di evitarlo?