False fatturazioni, imposte evase, il pallone italiano è finito nuovamente in «Fuorigioco». Così è chiamata l’operazione condotta dalla Procura di Napoli – che da ieri mattina imperversa su siti e tv e anche nelle sedi di società, tra perquisizioni (anche nella sede del Milan) e sequestri -, che intende far luce sui rapporti tra società e procuratori, mettendo nel mirino le modalità di inserimento a bilancio dei contratti dei giocatori. Ma anche delle operazioni di compravendita e rinnovo dei contratti, della gestione dei diritti d’immagine, dallo scouting ai compensi degli atleti. Insomma, focus completo su un presunto ed enorme doping amministrativo, sotto la lente della procura napoletana, dirigenti, presidenti di Serie A, procuratori (sempre più potenti), giocatori (17, con sei che vanno verso l’archiviazione, causa importi troppo bassi che avrebbero sottratto al fisco), indagati per fatture false ed evasione fiscale.

Sessantaquattro nomi, tra cui l’ex presidente della Juventus Jean Claude Blanc, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, il dirigente del Milan Adriano Galliani, il presidente della Lazio Claudio Lotito, l’agente di calciatori, ex Gea Alessandro Moggi e alcuni calciatori (Crespo, Mutu, Lavezzi, Jankulovski, Diego Milito). Le presunte violazioni riguardano 35 società di A e B. E sono stati sequestrati beni a 12 indagati, in attesa degli sviluppi delle indagini, per 12 milioni di euro.
Mentre a livello sportivo le società coinvolte nell’indagine (per cifre basse rispetto ai bilanci milionari) sono più a rischio ammende che penalizzazioni, da scontare eventualmente nei prossimi campionati (impossibile portare a termine il procedimento entro la fine dei tornei in corso, i procuratori la sospensione della licenza per tre anni. Per i calciatori, in caso di condanna, ci sarebbe al massimo un’ammenda.

La Procura napoletana ipotizza un «meccanismo fraudolento architettato per sottrarre materiale imponibile alle casse dello Stato» nella compravendita dei calciatori. I fatti si riferiscono al periodo compreso tra il 2009 e il 2013. I procuratori degli atleti, secondo gli inquirenti, «provvedevano a fatturare in maniera fittizia alle sole società calcistiche le proprie prestazioni, simulando che l’opera d’intermediazione fosse resa nell’interesse esclusivo dei club, mentre di fatto venivano tutelati gli interessi degli atleti assistiti dagli agenti medesimi». In pratica poteva capitare che il costo dell’intermediazione degli agenti (che veniva caricata sui club, i quali scaricavano l’Iva, omettendo il pagamento degli oneri fiscali e previdenziali) fosse superiore anche allo stipendio del calciatore. E questo sarebbe lo stesso sistema utilizzato dalla Lazio di Claudio Lotito (che veniva deferito) per il pagamento degli stipendi dei calciatori Mauro Zarate e Julio Cruz, con il club laziale che dichiarava meno di 4 milioni di euro lordi di salario per i due argentini, cifra su cui venivano pagate le tasse, mentre per ogni anno di contratto il club versava altri quattro milioni per commissioni spedite all’estero a due società offshore.

Tutto è nato quattro anni fa dall’inchiesta «Calcio Malato», con la telefonata di Ezequiel Lavezzi, ex attaccante del Napoli ora al Paris Saint Germain e sogno per ora proibito dell’Inter, al suo procuratore Alejandro Mazzoni, che è tra gli indagati, per l’apertura di un conto corrente in Svizzera (dove la procura di Napoli ritiene ci siano molti conti di calciatori) per l’amico e connazionale Cristian Chavez, oggetto misterioso finito al Napoli per volere del procuratore di Lavezzi. Da qui è partita l’inchiesta della Guardia di Finanza, con una serie di accertamenti sulla situazione finanziaria degli assistiti di Mazzoni, soprattutto sul passaggio di Chavez dal San Lorenzo de Almagro al Napoli. Ma la procura si era mossa anche per le rapine ripetute ai danni dei calciatori del Napoli. Nove mesi dopo l’intercettazione della telefonata di Lavezzi al suo agente, i finanzieri si presentavano nelle sedi di 41 club, tra Serie A e B, per ottenere informazioni e acquisire nuovi documenti.