Una Guerra Fredda sportiva, con vista su Tokyo 2020. E non solo. La posizione della Russia si aggrava: per il più che sospetto doping di stato, con epicentro il laboratorio di Mosca, tra dati truccati e provette falsate, c’è convergenza di vedute tra i più potenti organismi dello sport internazionale.

A RISCHIO non c’è solo la presenza della delegazione russa ai Giochi nipponici ma anche ad altri eventi sportivi come gli Europei di calcio della prossima estate, ma anche i Mondiali di calcio in Qatar e i Giochi di Pechino 2022. La richiesta, di qualche giorno fa, da parte dell’Agenzia antidoping internazionale (Wada) di escludere la Russia dalle Olimpiadi giapponesi ha incassato anche l’appoggio dell’antidoping americano (Usada) che vuole Mosca pure al bando di eventi internazionali per quattro anni, «perché i russi scavalcano regolarmente» le regole imposte dalla Wada, «cavandosela ogni volta», ha spiegato il capo dell’Usada. Dunque, la sceneggiatura si sta sviluppando come previsto.

Ovvero, in caduta libera per Mosca da quando la Wada ha sfiduciato l’Agenzia antidoping russa (Rusada) invocando il bando della Russia (e chiederà l’avallo al Comitato Olimpico Internazionale il 9 dicembre, ma la Wada ha l’autorità per il bando ai russi, che potranno ricorrere al Tribunale arbitrale per lo sport, il Tas).

E QUESTO perché durante le ispezioni nel laboratorio di stato a Mosca sarebbero state rinvenute le prove di documenti manomessi, dati cancellati, provette scomparse tra dicembre 2018 e il mese successivo, falsi messaggi di servizio e incongruenze di dati di laboratorio, oltre a una decina di informatici colti sul fatto a falsificare le prove del doping. La divulgazione truccata dei dati di laboratorio della capitale russa disintegra l’affidabilità della Rusada, che era stata riabilitata nel settembre 2018 dopo tre anni di sospensione per lo scandalo doping, emerso dopo i Giochi olimpici invernali di Sochi nel 2014 e che aveva portato all’esclusione dell’atletica russa ai Giochi di Rio de Janeiro, due anni dopo, e della delegazione dell’ex Paese sovietico ai Giochi invernali di Pyeongchang.

La situazione per i russi appare compromessa: il Cio si è sbilanciato spiegando di essere pronto a comminare pene durissime contro i responsabili dell’eliminazione dei test antidoping russi consegnati alla Wada, senza però escludere la presenza degli atleti russi a Tokyo, se dimostrassero di essere puliti. E tra le richieste della Wada, oltre allo stop olimpico, c’è anche il divieto di espatrio sportivo per i dirigenti russi, l’uso della bandiera e il divieto di organizzare eventi sportivi per molto tempo, anche oltre il limite del bando, sino alle Olimpiadi invernali del 2032.