«Come diceva in uno spettacolo Marco Paolini, se una storia non viene raccontata, non esiste». A Salerno la storia della Palestina verrà raccontata. Per il terzo anno consecutivo torna l’appuntamento con la rassegna Femminile Palestinese, curata da Maria Rosaria Greco: il tema di quest’anno è “L’occupazione oggi”, con lo scopo di raccontare lo scenario attuale, a 68 anni dalla nascita dello Stato di Israele e la Nakba, la catastrofe del popolo palestinese.

Con un occhio particolare, quello della donna, figura centrale nella narrazione palestinese, simbolo della terra e delle proprie radici. Non a caso artisti di ogni epoca hanno rappresentato la Palestina come una donna, madre e resistenza.

Si parte il 18 settembre alle 21 alla Sala Pasolini di Salerno con un concerto che mette insieme i quattro continenti e il cui ricavato andrà alla Freedom Flotilla delle donne, partita ieri da Barcellona e diretta verso la Striscia. Mediterraneo e donne narrati dalle musiche e la danza del gruppo Jussur Project: all’oud il tunisino Helmi M’hadhbi, al sax e al flauto il cubano Angel Ballester, alle tabla indiane l’indiano Sanjay Kanza Banik, alla voce la palestinese Dalal Suleiman.

A loro si è aggiunta per l’occasione Amal Ziad Kaawash, cantante e illustratrice palestinese di Beirut, la creatrice di Meiroun, alter ego femminile dell’Handala del fumettista palestinese Naji al-Ali. Un personaggio dalle lunghe trecce nere che porta già con sé le proprie radici: Meiroun è il villaggio di origine di Amal, da cui la famiglia fuggì nel 1948 direzione Libano.

«Qualche anno fa letture ed esperienze, non ultima la nave Estelle arrivata a Napoli nell’ambito della Freedom Flotilla, mi hanno fatto pensare a come raccontare in modo diverso la Palestina alla società civile italiana e a coloro che della questione sanno poco – ci spiega Maria Rosaria Greco – La rassegna ha lo scopo di parlare di Palestina attraverso la sua cultura e la voce delle sue donne. Non è esclusivamente la donna palestinese che parla, ma quello che di femminile c’è in Palestina».

«Volevo riprendere un percorso di diffusione della cultura palestinese e araba in generale, ma in maniera trasversale, attraversando tutte le discipline artistiche, il cinema, il teatro, la musica, la pittura, anche la cucina e la degustazione di vini. Così si arriva alla gente, attirandola con i tanti e diversi interessi personali».

Dal primo anno la rassegna ha avuto il patrocinio del Comune di Salerno e della Fondazione Salerno Contemporanea, oggi diventata il centro di produzione teatrale Casa del Contemporaneo. Anche quest’anno i tanti appuntamenti che accompagneranno la città fino al prossimo anno sono organizzati con il loro sostegno: «La rassegna intende fare rete, accedere a spazi diversificati, che permettano di mescolare il pubblico – continua la Greco – Portiamo gli appuntamenti in teatro, al Museo Madre di Napoli, ma anche nelle università e nei ristoranti. Così è possibile diffondere e condividere i contenuti della rassegna, mantenendo però il progetto indipendente».

Condividerli anche attraverso una comunicazione diversa, qualificata, che faccia uscire un tema come quello palestinese dagli stereotipi: «Lo scorso anno ho tenuto incontri all’Accademia di belle arti di Napoli, un corso monografico dedicato al modo di comunicare la Palestina. C’erano 60 ragazzi del triennio. Ho chiesto loro di preparare una campagna di comunicazione a digiuno, non conoscevano la questione. Poi abbiamo approfondito il tema con letture, discussioni e documentari. E la seconda campagna che hanno preparato era del tutto diversa, originale, vera».

Il resto è da scoprire: dopo il concerto di Jussur Project si continuerà il 28 ottobre con lo spettacolo teatrale “Maldoriente” di Serena Gatti, ispirato ai romanzi della scrittrice palestinese Suad Amiry; a novembre con la cucina palestinese, la proiezione del film della registra israeliana Irit Gat “The fading valley”, lo spettacolo teatrale “Cafè Jerusalem” di Paola Caridi e l’incontro con Noam Chomsky e Ilan Pappè che presenteranno il loro nuovo libro “Palestina e Israele: che fare?”. E poi si riparte ad aprile 2016 con il film sulla Prima Intifada “The Wanted 18” e l’incontro con il regista palestinese Amer Shomali.