Negli ultimi gradini della piramide sociale – spiega il rapporto Oxfam – troviamo spesso le lavoratrici: in tutto il mondo guadagnano meno degli uomini. Debole risulta anche la condizione degli under 30: quasi il 43% dei giovani in età lavorativa a livello globale risulta disoccupato o occupato ma a rischio di povertà. In Italia il tasso di disoccupazione giovanile (18-24 anni) a novembre 2017 era del 32,7%.

Tornando al gender gap, il rapporto rileva che in 4 giorni, l’amministratore delegato di uno dei 5 maggiori marchi della moda può guadagnare quello che una lavoratrice della filiera dell’abbigliamento in Bangladesh guadagna in un’intera vita.A livello globale le donne subiscono in media un divario retributivo del 23% e hanno un tasso di partecipazione al mercato del lavoro del 26% più basso rispetto agli uomini.

L’Italia si è collocata all’82esimo posto su 144 Paesi esaminati dal World Economic Forum per il suo Global Gender Gap Index 2017. Per l’uguaglianza retributiva di genere (a parità di mansione) il nostro Paese risulta in 126esima posizione. Nel 2016 tra i lavoratori dipendenti in Italia le donne prevalevano solo nel profilo di impiegato. Le donne rappresentavano appena il 28,4% dei profili dirigenziali nazionali.

«In Vietnam le lavoratrici dell’abbigliamento non vedono i loro figli per mesi, perché non possono tornare a casa per colpa delle lunghissime giornate lavorative e delle paghe da fame che percepiscono. – spiega la presidente di Oxfam Italia Maurizia Iachino – Negli Usa abbiamo scoperto che alle lavoratrici dell’industria del pollame non era consentito di andare in bagno ed era imposto di indossare i pannolini. Sia in Canada sia in Repubblica Dominicana, molte donne di servizio nel settore alberghiero di lusso decidono di non denunciare le molestie sessuali di cui sono vittime per paura di perdere il lavoro».