Le immagini, i video e le testimonianze che arrivano dalle zone orientali dell’Ucraina hanno i colori e il sapore della disperazione, della tragedia imminente, di una guerra in corso. Guerra vera, non si tratta di iperbole o sensazionalismo. Giornate di evacuazioni, di bombardamenti, di scontri e civili che – come in ogni guerra – pagano il prezzo più alto. Persone ammassate in bunker improvvisati, anziani che devono andarsene dalle case della loro vita; alleata di tutte le parti in causa, è la confusione, anche. Milizie armate, eserciti, aiuti dall’esterno, almeno così hanno annunciato i filorussi in serata e morti, tanti. La guerra civile ucraina si ufficializza a suon di mortai e per successione di numeri di cadaveri.

Le scene degli obitori, anche quelli improvvisati in strutture ed edifici, dei corpi ammassati fanno il giro del web, sono le foto all’occhiello delle agenzie di stampa. Cento morti, cinquanta civili, secondo i filorussi, che lamentano di non poter raccogliere i cadaveri perché sotto il tiro di cecchini. Morti, almeno quelle «militari» ammesse anche da Kiev – cinquanta per la precisione, come annunciato anche dalla Reuters – che ieri nel tardo pomeriggio ha lanciato l’ultimatum finale ai «terroristi». O abbandonate le postazioni e di fatto le armi, ha sentenziato il governo ucraino, o verrete colpiti da armi di precisione. Il tutto mentre Donetsk veniva circondata dall’esercito ucraino, che ora può contare sull’aeroporto riconquistato, un vantaggio non da poco in termini di collegamento.

Ci sarebbe perfino da ironizzare sul termine usato da Kiev, «precisione», visto il balletto compiuto dal governo sui cecchini di Majdan, ma il rischio di una tragedia dai numeri imponenti è troppo alto. All’ultimatum cui i filorussi hanno risposto rimanendo nelle loro posizioni, mentre Donetsk veniva evacuata. Chiuse le scuole, i negozi. Bisogna fare spazio al campo di battaglia, per uno scontro che in un modo o nell’altro appare come quello finale.
Non a caso il neo Presidente del paese diviso, Poroshenko ha parlato di un’operazione «che durerà ore, non mesi», sintomo di una determinazione di Kiev a piegare quanto resta dei ribelli orientali, che da parte loro si considerano ormai impegnati in una lotta per difendere una nuova indipendenza da Kiev (l’autoproclamata Nuova Russia).

Il presidente neo eletto, dal 50 percento, del 50 percento della popolazione, ha anche guadagnato la telefonata di Obama giunta ieri, per offrire «il sostegno degli Usa negli sforzi per unificare e far avanzare il paese». Guerra e morti dunque, tranne per Obama e gli osservatori dell’Osce (che ieri ha annunciato di aver perso i contatti con il proprio team a Donetsk). Secondo un report sulle ultime due giornate ucraine degli osservatori internazionali, pubblicato sul sito internet ufficiale dell’organizzazione, non c’è stato alcun combattimento, solo una «tensione» in crescita. La Ue, ebbra di nuove votazione, tace.

Ha parlato solo Merkel, la cancelliera tedesca, che si è congratulata telefonicamente con Poroshenko. La partecipazione ed il risultato delle elezioni, ha affermato Merkel, «sono una chiara dichiarazione del popolo ucraino a favore dell’unità e della democrazia, così come di una soluzione pacifica». Merkel, ha fatto sapere il suo portavoce Steffen Seibert, ha «in particolare» riconosciuto il coraggio dell’elettorato nell’est dell’Ucraina, «che nonostante le minacce e le limitazioni ha potuto esercitare il suo diritto democratico». «Questo è un segnale di speranza per il Paese», ha aggiunto, ricordando che il governo tedesco continuerà a sostenere l’Ucraina.

Merkel e Poroshenko «hanno convenuto sulla necessità urgente di proseguire sulla via della riconciliazione interna, incluso il dialogo nazionale, attraverso una continuazione dei colloqui, così come una riforma della costituzione». In mezzo a tutto questo Mosca è apparsa ferma nella condanna, sebbene la pazienza sembri giunta quasi al termine. Del resto Putin proverà a non concedere una fin troppo semplice scusa a Kiev, intervenendo in modo netto ed evidente. Ieri ha parlato Lavrov, il ministro degli esteri: «Kiev interrompa immediatamente le operazioni nell’Est», ha specificato, sottolineando che dopo l’elezione alla presidenza di Petro Poroshenko, la violenza ora si deve fermare.

«È fonte di allarme che le autorità a Kiev abbiano ordinato di intensificare le operazioni militari immediatamente dopo le elezioni», ha aggiunto Lavrov, secondo quanto si legge in un tweet del ministero degli esteri russo. «La fine fine dell’uso della forza militare della violenza da parte di tutte le parti sarà un test della forza del governo di Kiev».

Nella serata di ieri, il ministero degli esteri ucraino ha convocato l’incaricato d’affari russo per protestare contro l’incursione di «terroristi armati» dalla Russia in Ucraina nella notte tra lunedì e martedì. «Il ministero ha consegnato all’incaricato d’affari Andrei Vorobiev una nota dopo la nuova incursione di terroristi armati nella notte del 27 maggio», era scritto in una nota del ministero. Poi attesa per l’ultimatum e per una fine che non è difficile immaginare. Come ha specificato il vice premier ucraino Vitali Iarema, «l’offensiva continuerà finché sul territorio ucraino non rimarrà neanche un singolo terrorista».