In tutta Italia il 21 marzo si celebra la giornata della memoria e dell’impegno per ricordare le vittime innocenti delle mafie. Il giorno dopo, il 22 marzo, a Latina si terrà la manifestazione nazionale insieme a più di 700 familiari delle vittime di mafia. Istituita nel 1996, la giornata della memoria promossa da Libera, da Avviso Pubblico e sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica è alla sua XIX edizione. Dalla memoria e dall’impegno vengono i frutti del nostro lavoro. Come quello di don Peppe Diana.

Oggi ricorre il XX anniversario dell’omicidio del sacerdote di Casal di Principe brutalmente ammazzato dalla camorra il 19 marzo del 1994 a soli 36 anni nella sua chiesa di San Nicola di Bari. Il suo impegno antimafia, le sue denunce, la sua ricerca di verità e giustizia non sono stati vani. Il suo esempio e la sua memoria hanno nutrito coscienze ed educato le passioni di intere generazioni, trasformandosi in testimonianze concrete di cambiamento e voglia di riscatto. Liberazione e rinascita. Sui beni confiscati alla camorra in provincia di Caserta, sono infatti nate “le terre di don Peppe Diana – Libera Terra Campania”. Cooperative sociali e di giovani che tornano a mettere insieme la memoria, l’impegno e la responsabilità collettiva con il lavoro e la legittima aspirazione a un buon vivere. Sono i frutti d’impegno di don Peppe, che continuano a ripulire e profumare quell’aria irrespirabile in cui spesso vengono annegate le speranze e le coscienze di molti.

Decine di migliaia sono le vittime di mafia. I 700 familiari delle vittime che arriveranno nella città pontina sabato 22 marzo sono una piccola rappresentanza delle oltre 15.000 persone che hanno vissuto il trauma della perdita di un loro caro per la violenza delle mafie. Quest’anno a ricordare i loro nomi durante la veglia di preghiera del 21 marzo ci sarà anche un ospite speciale, papa Francesco. Per la prima volta un pontefice ha voluto presiedere la veglia insieme alle centinaia di familiari delle vittime nella parrocchia di San Gregorio VII alle 17:30. Un fatto nuovo e importante.

Diverse ragioni quest’anno ci spingono invece a Latina, terra di grande vocazione agricola e di meravigliose bellezze e risorse ambientali. La presenza mafiosa è oggi in questo territorio molto più diffusa e forte: traffici di rifiuti illegali intorno alla discarica di Borgo Montello; l’aggressione e l’abusivismo edilizio in zone come il parco nazionale del Circeo; l’odiosa pratica del caporalato che consente alle mafie di spartirsi il mercato ortofrutticolo di Fondi; il riciclaggio negli investimenti nel commercio e nella ristorazione. Ma è tutto il litorale laziale ad essere colpito da un’espansione delle attività mafiose: Civitavecchia, Nettuno, Anzio, Ostia.

Sino alla capitale d’Italia, Roma, dove gli ultimi arresti e le confische di beni per centinaia di milioni di euro dimostrano quanto siano forti oggi le mafie e quanta capacità abbiano di penetrare qualsiasi territorio, modificandone gli assetti produttivi, sociali e politici. È quanto mai urgente reagire davanti a questa avanzata. Ma bisogna farlo nella maniera giusta, ognuno per la propria parte, con umiltà, grande determinazione e coerenza. Guai a pensare che le mafie si esauriscano nelle analisi che le ancorano a stereotipi sociali, culturali o tantomeno geografici.

Per comprendere meglio il fenomeno mafioso e la sua evoluzione, ancora utilissima è la lettura della “Critica della relazione Antimafia” fatta da Pio La Torre sui Quaderni Siciliani del 1975. Il deputato comunista, che sarebbe stato ammazzato proprio per il suo straordinario impegno politico, specificò nella relazione come “la mafia non è un fenomeno di classi subalterne destinate a ricevere e non a dare la legge, e quindi escluse da ogni accordo di potere, ma è un fenomeno di classi dirigenti.

L’incessante ricerca del collegamento della mafia con i pubblici poteri presuppone, inoltre, l’ipotesi e l’interpretazione che non ci sia solo nella mafia un bisogno di stabilire collegamenti con i pubblici poteri, ma anche un bisogno dei pubblici poteri a stabilire collegamenti con la mafia. Cioè, tra le due parti vi è un rapporto di reciprocità.” Questa lettura è confermata oggi dal legame parentale tra mafie, finanza, attività industriali altamente inquinanti, banche e politica. È proprio la grande crisi in cui siamo immersi a definire il campo delle classi dirigenti. Con la crisi le mafie stanno facendo grandissimi affari, ovviamente non da soli come vediamo.

La reciprocità è evidente. La Torre infatti aggiungeva che “i membri della mafia rappresentano una sezione niente affatto marginale delle classi dominanti, i cui interessi possono anche entrare in contraddizione, nello svolgimento dei fatti, con aspetti dell’attività della mafia stessa.” Per questi motivi, anche noi concepiamo la lotta alla mafia come un aspetto della più generale battaglia di risanamento e rinnovamento democratico della società italiana. A Latina infatti sosterremo le tante esperienze positive cresciute in questi anni nella difesa della giustizia sociale ed ambientale e nel rispetto dei principi costituzionali. Scuole, associazioni, comitati, lavoratori, imprese ed amministrazioni impegnate in buone pratiche.

Vogliamo dare voce a tutti loro. Sono frutti da salvaguardare.

Anche per questo nel pomeriggio del 22 sono stati organizzati quindici seminari tematici, reading letterari, spettacoli teatrali, laboratori e proiezioni. Scambiare buone pratiche e pensare allo stesso tempo a ricostruire insieme le proposte e le modalità per arrivare al cambiamento necessario per sconfiggere la mafia e battere la crisi. È questo l’altra riflessione politica che il nostro impegno mette a disposizione di tutti. Oggi in un paese dove un italiano/a su tre è in povertà, dove sono 4 milioni i precari, 3,5 i disoccupati (42% tra i giovani), in cui la dispersione scolastica è la più alta d’Europa (18,3%) ed il 63% delle famiglie hanno ridotto la spesa alimentare ed il 40% di queste si trova in deprivazione materiale grave, l’impegno per la giustizia sociale diventa indispensabile nella lotta alle mafie che altrimenti hanno già vinto.

Il raggiungimento della giustizia sociale è la strada maestra che consente di sconfiggere le mafie. Il contrasto alla povertà è oggi una delle principale attività contro le mafie che i movimenti impegnati nell’antimafia sociale debbono portare avanti. La vittoria contro la mafia passa anche per la capacità di evitare i tagli al welfare, per il rilancio delle politiche sociali, per la conquista del reddito minimo, per il blocco degli sfratti, per l’utilizzo immediato dei beni confiscati per fini sociali e scopi abitativi.

Tutte le info sulla giornata www.libera.it