Le due stragi accadute nell’arco di appena 48 ore nel foggiano, che hanno lasciato sull’asfalto 16 braccianti agricoli senza vita, come prevedibile ha scatenato l’ennesima mobilitazione del mondo sindacale e delle tante associazioni impegnate a tutela dei diritti umani. Domani sono previste due manifestazioni a Foggia, dove si recherà anche il premier Conte e uno sciopero per l’intera giornata lavorativa.

«Una mattanza senza fine: quello accaduto in queste ore non è una fatalità ma il frutto delle condizioni in cui lavorano e si recano nei luoghi di lavoro i tantissimi braccianti, molti stranieri, impegnati nelle campagne di raccolta», hanno dichiarato Susanna Camusso, segretario generale Cgil, e Ivana Galli, segretaria generale Flai Cgil.

«È necessario che le istituzioni agiscano, come chiediamo da anni, sul tema del trasporto, in mano a un sistema di caporalato che fa viaggiare le persone come merci o carne da macello mettendone a rischio la vita. Questi furgoni fatiscenti e senza autorizzazione alcuna vanno fermati per fornire trasporto sicuro. Si poteva fare un bando per il trasporto dei lavoratori agricoli ma non è stato fatto: le aziende non hanno fornito i dati completi».

«L’emergenza dei lavoratori stranieri della Capitanata abbia priorità al tavolo del Governo, la cui apertura è stata auspicata dal ministro Di Maio»: è quanto spera il segretario generale della Cisl di Foggia, Carla Costantino.

«Non è il momento delle polemiche, ma del dolore e dell’agire preciso e puntuale – afferma – Bisogna agire senza tentennamenti: è necessario che il governo intervenga nella Daunia fronteggiando il caporalato, lo sfruttamento, l’illegalità e fornendo misure adeguate ai lavoratori, stranieri e non, e alle imprese del comparto agricolo».

L’Usb ha invece scelto di manifestare domani mattina in solitaria. «È questa la nostra battaglia – afferma Aboubakar Soumahoro, del coordinamento lavoratori agricoli Usb – La tutela dei lavoratori e la rivendicazione dei loro diritti. Per questi diritti si batteva Soumaila Sacko, ucciso nella piana di Gioia Tauro il 2 giugno scorso, come i braccianti morti in questi giorni, organizzandosi per sfuggire alla schiavitù e alle vessazioni».

La manifestazione è stata denominata dei «berrettini rossi»: «Usb e Rete Iside li hanno distribuiti nei giorni scorsi come segno di vicinanza e di solidarietà in un processo di sindacalizzazione che richiama alla memoria le battaglie di Giuseppe Di Vittorio per i diritti dei lavoratori agricoli». E il 22 settembre proprio a Foggia sarà presentata la piattaforma e il programma di lotta Usb sul lavoro agricolo.

Duro monsignor Luigi Renna, vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano in provincia di Foggia: «Non basta più solo versare lacrime ma è necessario cambiare tutto da un punto di vista strutturale. È evidente che viviamo in un tempo nel quale serve più attenzione e cura verso le situazioni di disagio».

«Certamente si sta facendo tanto – osserva – Le Caritas e le associazioni fanno un lavoro immenso, ma c’è un vuoto della politica che guarda ad altri problemi. Quanto accaduto interroga la coscienza dei credenti e quella civica del popolo affinché ci sia un cambiamento vero e completo».

Don Luigi Ciotti, presidente di Libera e del Gruppo Abele, domani sarà presente alla manifestazione delle 18 a Foggia. «Incidenti di questo genere si ripetono da tempo, da anni. Abbiamo una buona legge sul caporalato, che però deve essere messa in condizione di funzionare. Ma c’è a monte una questione più generale che riguarda il lavoro – aggiunge Ciotti – Questo sistema ha dimenticato che il lavoro è la base della dignità della persona e che questa dignità si garantisce con i diritti, con la sicurezza, con la giusta retribuzione. Altrimenti è sfruttamento e schiavitù. Non è più possibile assistere inerti a questo olocausto di vita e di speranza».