La bomba dell’intervento di Nicolas Sarkozy su Le Figaro, dove l’ex presidente impantanato nelle inchieste giudiziarie parte all’attacco dei giudici, paragona la polizia alla Stasi e sottintende che il burattinaio è Hollande, è esplosa a due giorni dal primo turno delle elezioni municipali. I 36.000 comuni francesi votano domenica 23 e il 30 marzo, al secondo turno, eleggeranno i sindaci. L’irruzione della rabbia di Sarkozy è difficile da valutare in termini elettorali. Ha scosso le acque, mentre l’attesa è di un record di astensioni, maggiormente a sinistra per la delusione suscitata dalla politica di Hollande, ma in parte anche a destra per lo sconforto creato dalla successione di scandali che stanno venendo a galla. Il Front de gauche non sembra in grado di raccogliere in modo consistente gli scontenti a sinistra, spesso diviso tra le sue componenti anche nelle alleanze locali (il caso è clamoroso a Parigi, dove il Pcf, principale componente del Front de Gauche con il Parti de Gauche di Mélenchon, corre con il Ps fin dal primo turno, contro i suoi alleati). Per i Verdi lo scrutinio locale resta secondario e peserà sul risultato il fatto di avere due ministri nel governo Ayrault. Sul voto minaccia l’ombra del Fronte nazionale, che poco per volta si radica a livello locale e potrebbe diventare l’arbitro dell’elezione, mantenendo al secondo turno i propri candidati che hanno superato lo sbarramento del 10%.

Sono le prime elezioni da quando Hollande è stato eletto presidente, nel 2012. Hollande sta battendo dei record di impopolarità, il governo ha deluso. La sinistra teme soprattutto l’astensione, l’indifferenza degli elettori, al 6% più mobilitati a destra che a sinistra, ma complessivamente pronti a disertare le urne con percentuali, stando ai sondaggi, tra il 37% e il 41%, un record. Ma, sempre secondo i sondaggi, la maggioranza sceglierà in base a considerazioni locali, mentre solo il 17% degli elettori va alle urne per punire il governo nazionale (e il 3% per sostenerlo). Per la destra, il voto arriva in un periodo in cui gli scandali giudiziari si susseguono, soprattutto per l’Ump: indagini giudiziarie sui soldi neri per le campagne elettorali di Sarkozy (dalla miliardaria Bettencourt, proprietaria dell’Oréal, a Gheddafi), sospetti su pressioni sui giudici, inchiesta sulla “cresta” sui meeting della campagna 2012 da parte di amici dell’attuale presidente dell’Ump, Jean-François Copé, registrazioni selvagge all’Eliseo da parte del consigliere di Sarkozy, Patrick Buisson, esponente di estrema destra. La destra di governo potrebbe cosi’ mancare il successo sperato in un’elezione di metà mandato presidenziale, tradizionalmente favorevole all’opposizione.

A trarre vantaggio sarà probabilmente il Fronte nazionale, che presenta liste in 597 comuni, 409 con più di 10mila abitanti (a volte liste fatte in fretta, con candidati presentati a loro insaputa). L’Ump accusa il Ps di voler sfruttare la presenza dell’estrema destra, puntando su “triangolari” al secondo turno, che potrebbero limitare i danni per il Ps. I socialisti ribattono mettendo l’Ump con le spalle al muro: il primo ministro, Jean-Marc Ayrault, ha invitato i partiti di governo a rispettare il “fronte repubblicano” (votare per l’avversario al secondo turno, in caso di sfida con il Fronte nazionale, per impedire che conquisti il comune), ma l’Ump ha risposto picche. Non è comunque risolta la questione delle alleanze dell’Ump con l’estrema destra, che si concluderanno inevitabilmente in alcuni comuni. Il Fronte nazionale ha già gestito nel passato alcune cittadine in Francia, con risultati catastrofici. Adesso, ha delle possibilità di conquistarne una manciata, da Henin Beaumont nel Pas-de-Calais a Fréjus nel sud, passando per Béziers (sud-ovest), dove è candidato sindaco, appoggiato dal Fronte nazionale, Robert Ménard, ex dirigente di Repoters sans frontières.

Un dato accomuna destra e sinistra: il rifiuto dei candidati locali di “nazionalizzare” lo scrutinio. Ovvia per il Ps che teme la sanzione nelle urne, questa presa di distanza si è diffusa anche tra i candidati Ump, che non vogliono dover giustificare gli scandali dei dirigenti nazionali. In molte città, i candidati hanno praticamente nascosto il simbolo del partito: è il caso, per quanto riguarda il Ps, di Martine Aubry a Lille, di Gérard Collomb a Lione o di François Rebsamen a Digione. A destra, l’ex primo ministro Alain Juppé, che dovrebbe venire rieletto già al primo turno a Bordeaux, non ha messo in evidenza il simbolo Ump (e prepara un’alleanza con il centro in vista delle presidenziali del 2017).

La lettura dei risultati delle municipali darà, come al solito, la possibilità di una molteplicità di interpretazioni. Il dato che sarà messo in evidenza sarà in termini di città perse o conquistate, a sinistra come a destra. La sinistra gestisce ora la maggioranza dei comuni, quindi è facile prevedere una sconfitta. Ma l’attenzione verrà focalizzata sui grandi centri, sulle città di più di 30mila abitanti (30% delle popolazione francese) e sulle metropoli. In questo caso, il Ps potrebbe dare l’impressione di essersela cavata. A Parigi, salvo un’enorme sorpresa dovuta all’astensione, la candidata socialista, Anne Hidalgo, dovrebbe sconfiggere la rivale dell’Ump, Nathalie Kosciusko-Morizet. Il Ps ha persino una minima possibilità di conquistare Marsiglia, mentre dovrebbe conservare Lille, Lione, Digione e Nantes. A rischio, invece, Reims, Pau, Angers e persino Tolosa.

Parigi avrà una donna sindaco, è la sola certezza. Ma questa sfida per forza molto mediatizzata nasconde una realtà molto meno favorevole alla parità, anche se per la prima volta alle municipali è in vigore la legge che impone 50% di candidati per sesso. Adesso, solo il 14% delle città sono dirette da una donna e la percentuale non aumenterà di molto, visto che sulle 4.095 liste presentate nei comuni con più di 10mila abitanti solo una su cinque ha una guida al femminile (16-18% donne capolista per il Ps, l’Ump, l’Udi e il Fronte nazionale, 34% per i Verdi, 29% per il Front de gauche).