Da viale Mazzini l’indiscrezione del Fatto sparata in prima pagina sulle due settimane di sospensione di Domenica In in piena emorragia di ascolti, è derubricata come «nuova fake news». «Il programma non andrà in onda domenica prossima solo ed esclusivamente in quanto concomitante con il Gran Premio di Formula 1 di Abu Dhabi – spiega la nota Rai – che sarà trasmesso da Rai1 a partire dalle ore 14, come sempre succede nei casi in cui Rai ha i diritti dei Gran premi live. Domenica in riprenderà a partire dal dicembre».

Forzatura o meno, certo è che il flop di ascolti della nuova edizione del contenitore di Rai1 sconfitto – o per meglio dire doppiata negli ascolti – sistematicamente da Domenica live della regina del trash, Barbara D’Urso su Canale 5, è solo l’ultimo dei segni di uno stato di confusione che regna in Rai.

A partire dal caso Gabanelli, dimessa da Rainews dopo aver visto tramontare il suo grande progetto di portale web, arenatosi per guerre intestine e resistenze varie, passata armi e bagagli al Corsera dove oltre a lavorare sul quotidiano avrà a disposizione una sorta di striscia quotidiana su web.

Il caso Domenica In è eclatante, la chiusura dell’Arena di Massimo Giletti (che portava 4 milioni di ascoltatori) voluta – si dice – per volontà governative di «normalizzare la Rai» in vista delle prossime elezioni, la sua fuga su La7 e la decisione di affidare la trasmissione alle sorelle Cristina e Benedetta Parodi, non ha pagato. Un format sbagliato nell’impostazione, la debolezza della conduzione a due (la sigla con i balletti – cassata dopo due puntate – raggiungeva momenti di sublime imbarazzo), ha affossato sin da subito lo show. Ne è servita la correzione in corsa con le sorelle «separate»: Benedetta tornata «in cucina», Cristina a districarsi nelle interviste. Domenica il minimo storico: 11% di share, tanto che nello stesso Cda Rai si è ammesso che «qualcosa non funziona».