All’Eurogruppo la situazione economica italiana non è in agenda. In compenso della manovra in bilico del governo Lega-Cinque Stelle si è parlato molto fuori dall’aula dove si è tenuto l’incontro a Bruxelles.

Il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis ha lanciato un sasso nello stagno, dopo il taglio record delle previsioni sulla crescita del 2019 effettuato la settimana scorsa: dall’1,2% allo 0,2% del Pil. La responsabilità di questo clamoroso disallineamento tra la stima di pochi mesi fa, e la nuova tendenza dell’economia italiana non sarebbe responsabilità anche della Commissione Ue, ma del governo italiano che, baldanzoso, avrebbe impacchettato la «prima» manovra che è stata bocciata da Bruxelles per una «deviazione senza precedenti» sugli obiettivi del Fiscal Compact. Ne seguì un valzer sulle percentuali della crescita (dall’1,5 all’1%) e del deficit (dal 2,4% al 2,04%) che oggi sembrano ballerine.

Quando la Commissione europea è intervenuta per correggere la legge di bilancio inizialmente impostata dal governo italiano «i danni erano già stati fatti – ha detto Dombrovskis – Abbiamo rivisto al ribasso le stime di crescita e bisogna dire che anche in precedenza avevamo detto che la traiettoria di bilancio scelta non aiutava fiducia, stabilità finanziaria». Questo «ha portato all’aumento dei tassi, al calo di indicatori sulla fiducia e a crescita rallentata. Il governo ha corretto questa traiettoria in modo considerevole, ma i danni erano già stati fatti». L’accusa sarebbe circostanziata al balzo dello «spread», avvenuto nei primi mesi di incertezze del governo. Al non proprio accomodante Dombrovskis è subentrato il commissario agli affari economici Pierre Moscovici, nel ruolo del poliziotto buono, che ha escluso che ci sia qualcuno che prevede «una recessione nella zona euro – ha detto – Siamo in una fase di rallentamento e ciò non significa che ci sia una minaccia di recessione. D’altra parte i fondamentali economici sono buoni, dobbiamo agire affinché il secondo semestre veda un rilancio, teniamo il sangue freddo». «Non voglio rendere un cattivo servizio a Giovanni Tria – ha aggiunto – ma vedo fino a ora c’è una grande continuità» con le posizioni italiane sul tema del bilancio europeo. Moscovici si augura che si giunga a «uno strumento ambizioso che faccia convergere le economie e riduca le disuguaglianze». «Abbiamo bisogno dell’Italia, non è un paese ai margini».

Più preciso sulla tempistica della trattativa che aspetta il governo Conte è stato il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno: «Ne parleremo più avanti in primavera», quando si faranno davvero le stime sull’andamento dell’economia. Percentuale che potrebbe essere anche più bassa del +0,2%. Prevedibile una lunga, estenuante, guerra di posizione con chi, al governo in Italia, scommette su un esito delle europee tale da ribaltare la maggioranza nel parlamento Ue. Sempre che ci sia, e non è detto, potrebbe non bastare per cambiare la prossima Commissione Ue o l’Eurogruppo.