Domani le associazioni e i sindacati di base tornano a scioperare per 24 ore nei settori del lavoro pubblico e privato e a manifestare uniti in molte città da Nord a Sud dopo molto tempo. Adl Cobas, Cib Unicobas,Clap, Confederazione Cobas, Cobas Sanità, università e ricerca, Cobas Sardegna, Cui, Fuorimercato, Orsa, Sgb, Si Cobas, Sial Cobas, Stai Cobas, Usb, Usi Cit hanno trovato una forma di convergenza a partire da una critica generale della gestione neoliberale della pandemia e delle politiche sociali e occupazionali del governo Draghi. Dalla norma annunciata contro le delocalizzazione delle imprese allo sblocco dei licenziamenti fino alla logica seguita nella distribuzione dei fondi europei del Recovery Fund nel Piano di «ripresa e resilienza» che penalizza il Welfare i cui limiti prodotti da anni di tagli hanno acuito, in particolare nella Sanità, gli effetti della pandemia e privilegia le imprese già del resto premiate dal governo Conte 2.

La mobilitazione dalla scuola e pubblica amministrazione ai trasporti pubblici fino alla logistica aspira ad essere un passo verso un coordinamento sociale e sindacale contro le politiche del governo Draghi incarnate nel Pnnr. A tale proposito il 16 ottobre è prevista un’assemblea nazionale. “Non dev’essere un rito d’autunno” sostiene il SiCobas. «Unità e innovazione, convergenza e apertura: tutto ciò si tratta di tenere assieme, guardano a quanto messo in campo dagli scioperi globali femministi negli ultimi anni» interpretano la mobilitazione le Camere del lavoro precario e autonomo (Clap).

«Il Recovery Fund – sostiene Piero Bernocchi portavoce dei Cobas – ha avviato una politica economica incentrata sulla spesa pubblica in deficit, in controtendenza rispetto alla fase dell’”austerità”. Tale svolta va resa strutturale, a partire dalla cancellazione del debito pubblico detenuto dalla Bce e dalle banche centrali nazionali, che per l’Italia ammonta al 20% del debito complessivo. Ma il Pnrr italiano non costituisce invece una svolta nell’uso pubblico e sociale dell’ingente massa di denaro». Gli scioperanti criticano l’idea della gestione di questa politica che prevede tra l’altro una forma di cogestione in realtà tutta da definire con Confindustria e i sindacati confederali. «Lo sciopero sostiene l’Unione Sindacale di Base – è una risposta e una sfida al governo Draghi-Bonomi che si illude di ottenere la pace sociale per via burocratica spingendo ancora in avanti la concertazione e spargendo a piene mani fumo negli occhi sulla drammatica e dolorosa questione degli omicidi sul lavoro». Dura è la critica di Usb sullo «sblocco dei licenziamenti sottoscritto con la complicità di Cgil-Cisl-Uil è legato a doppio filo ai piani di ristrutturazione capitalistica messi in campo dai padroni attraverso le direttive del governo Draghi e dell’Unione Europea».

Al centro della mobilitazione dell’ampio cartello di sigle che organizzano lo sciopero c’è la richiesta di un «salario minimo europeo e l’abrogazione del Jobs Act»; la «riduzione generalizzata dell’orario di lavoro a parità di salario» e il «rilancio dei salari», una «garanzia del reddito attraverso un salario medio garantito a tutti i disoccupati», «una vera parità salariale, occupazionale e dei diritti delle donne nei luoghi del lavoro e nella società», il rilancio degli «investimenti pubblici nella scuola, nella sanità e nei trasporti» e «l’accesso gratuito e universale ai servizi sociali», un »nuovo piano strutturale di edilizia residenziale pubblica», la «tutela dell’ambiente, il blocco delle produzioni nocive e delle grandi opere speculative». Per la scuola chiesta anche la riduzione degli alunni per classe, l’aumento degli organici con l’assunzione dei i docenti con 3 anni di servizio.

Nell’elenco delle motivazioni dello sciopero, convocato in un giorno inconsueto ma obbligato dalla normativa durante il periodo elettorale, c’è anche un problema che interessa i movimenti sociali. L’eliminazione dell’eredità di Salvini al Viminale, e da allora mai eliminata, che sanziona i manifestanti con pene esorbitanti e evidentemente repressive.
Molto sentita è anche la polemica contro il “brunettismo” al governo della pubblica amministrazione con le recenti uscite contro i lavoratori in smart working. “Il ministro Brunetta sta conducendo una campagna diffamatoria. i servizi da remoto in tempo di pandemia hanno funzionato e non sono mai stati interrotti grazie al lavoro svolto spesso in condizioni disagiate, con strumentazione propria, a qualsiasi ora”. Il problema salariale è presente anche tra i lavoratori pubblici preoccupati per il caro bollette previsto a partire dal prossimo mese che vanificherà il misero aumento contrattuale di cui si sta discutendo. “Con bollette della luce con aumenti di quasi il 30% per la luce e di quasi il 15% per il gas, è evidente che ce lo paghiamo direttamente noi” osserva Adl Cobas.

A Roma sono stati organizzati un corteo unitario che partirà da piazza della Repubblica dopo le nove e presidi sotto u ministeri del lavoro e dello sviluppo accentro delle principali lotte come Gkn, Whirlpool o Ilva. A Milano il concentramento è previsto sotto Assolombarda in via Pantano 9 alle 10. A Genova alle 9 in piazza dei traghetti Iqbal Masih. A Bologna in Piazza dell’Unità dalle 10,30.