Le «sardine» solcano i mari di Calabria e arrivano a Riace. Annunciano per domani una manifestazione nel centro del borgo affacciato sullo Jonio. «Vogliamo difendere ciò che è diventato un simbolo dell’accoglienza. Ci schieriamo, senza se e senza ma, con il modello Riace», afferma la portavoce delle sardine calabresi Jasmine Cristallo. Ma finora le acque calabresi non sono state così profonde per loro.

I numeri degli altri flash mob, in altre piazze della regione, non sono stati entusiasmanti. Ma la Calabria ha dinamiche politiche e sociali del tutto peculiari e, a volte, indecifrabili. E la vigilia di una tornata elettorale non aiuta certo la partecipazione. Anzi rischia di essere un freno. Le stesse sardine di Calabria non si schierano. «In questo scenario frammentario, con varie liste a sinistra, non ci sentiamo di dare indicazioni di voto perché siamo totalmente apartitici. Ogni sardina voterà secondo coscienza, ma non ci sarà campagna elettorale per alcun candidato presidente. Nelle nostre mobilitazioni emerge la volontà di incontrarsi su terreni comuni: l’antifascismo, l’antirazzismo e il rispetto della Costituzione. Forse non si è mai stati così uniti a sinistra» dichiarano in una intervista a Micromega.

E l’unità della sinistra calabrese, impresa improba, le sardine provano a sperimentarla proprio a Riace incontrando Mimmo Lucano. D’altronde era stato proprio lo stesso ex sindaco, dalle pagine del manifesto, a lanciare l’amo, invitandoli ufficialmente nella Locride. Nel mentre, Riace continua a vivere un periodo di incuria e di abbandono pervicacemente voluto, finanche rivendicato, dal successore di Lucano. Malgrado sia stato dichiarato ineleggibile dal tribunale di Locri, il sindaco Tonino Trifoli è ancora in carica finché non verranno espletati i successivi gradi di giudizio. E se di giorno elimina i simboli lucani ani, di sera partecipa alle iniziative elettorali della Lega.

Quando non ci pensa lui con provvedimenti ufficiali, arrivano le mani ignote di vandali in libertà a distruggere le tracce di un’epoca di rinascita civile ormai sbiadita. L’ultima azione in ordine di tempo è stata la devastazione dell’«angolo del pescivendolo» ricavato presso la «Porta dell’Acqua» nel luogo dove il pescatore usava vendere il pesce quando saliva al borgo. In pochi mesi a Riace hanno chiuso un ambulatorio medico che erogava servizi professionali gratuiti, hanno lasciato che i murales, (opera del mediattivista Francesco Cirillo e dell’Arci Carmagnola) si scrostassero, che l’anfiteatro multicolore si scolorisse. E il destino parrebbe segnato anche per «il sentiero di Sara» ribattezzato così da Lucano per ricordare l’ultima portatrice che su e giù per quel viottolo scosceso prendeva e portava l’acqua nelle case dei signori. Un sentiero che sarebbe una bella passeggiata fino a una fonte inserita in una cornice suggestiva di calanchi ma che oggi è reso invisibile dal degrado. Il cartello poi l’hanno anche rimosso. Come la memoria che non alberga più a quelle latitudini.